Un inizio anno normale e, poi, l'apoteosi. Il 2020 era cominciato in linea con le tendenze registrate nella seconda parte del 2019. I surgelati, in particolare, hanno confermato il proprio andamento positivo, malgrado una spiccata anomalia climatica (siccità prolungata e alte temperature invernali) che, per qualche settimana, ha messo in discussione la capacità di approvvigionamento, e dunque la continuità produttiva del settore. Poi, a fine febbraio, è arrivata l'epidemia del coronavirus, con inevitabili ripercussioni sulle vendite.
In tale contesto, i surgelati hanno registrato un forte aumento della domanda, con una crescita nel settore retail del +8,2 a volume.
Stare al passo di questi notevoli incrementi ha richiesto alle aziende di surgelati uno straordinario sforzo organizzativo, volto a rispondere pienamente all'aumento della domanda salvaguardando, altrettanto integralmente, la sicurezza degli addetti.
Nel 2019, il canale del fuoricasa, con un volume complessivo stimato in 318.500 tonnellate, ha rappresentato il 37% del totale dei consumi di surgelati in Italia. Quest'anno, dopo un andamento regolare fino a metà febbraio, il canale Horeca ha cominciato a ridurre velocemente le vendite, fino a fermarsi del tutto durante il lockdown.
I danni derivanti al settore dei surgelati dalla chiusura di bar, ristoranti, tavole calde, mense scolastiche e aziendali, sono stati stimati in una perdita complessiva, sull'anno, pari a 600-650 milioni di euro.