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Resoconto del Webinar organizzato da CheckFruit

Il residuo zero puo' incentivare gli acquisti e cambiare la percezione dell'agricoltura

Ieri, 9 giugno 2020, si è tenuto il webinar dal titolo: "I consumi e le nuove tendenze: il campo riparte da… zero" organizzato da Checkfruit. E' in un contesto di sostenibilità che s'innesta il residuo zero, considerato come evoluzione della coltivazione integrata. Nuove frontiere produttive e commerciali si aprono per questo prodotto. Durante il seminario, si è contestualizzato il residuo zero da un punto di vista commerciale e tecnico, con 3 storie aziendali di successo che hanno illustrato la possibilità e la veridicità di questo nuovo sistema produttivo.

Ad aprire i lavori è stato Salvo Garipoli di SG Marketing, presentando i risultati di un'indagine CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) condotta su 1000 acquirenti e consumatori di ortofrutta, al fine di analizzare le preferenze del consumatore, in funzione delle quali orientare l'offerta.

Egli sostiene: "Le sfide del futuro del comparto agroalimentare vertono su 5 concetti chiave: convenienza, salutismo,attenzione, digitale e human-to-human. Infatti l'incremento della spesa media per il BIO è pari al 8,8% . Allo stesso modo, cresce l'attenzione per i prodotti made in Italy, a km zero e a basso impatto. Si è visto che uno dei luoghi preferenziali (al 52%) per l'acquisto di ortofrutta di prima gamma è il supermercato, luogo in cui il consumatore si sente maggiormente rassicurato. Infatti, già nel periodo pre-Covid, i retailer stavano orientando la loro offerta verso prodotti a basso impatto e a residuo zero".

Sul fronte tecnico, è intervenuto Marco Valerio Del Grosso, agronomo e presidente di Antesia, dicendo: "Il residuo zero è fattibile, ma non è sempre facile, tutto dipende dalla coltura, dal luogo e dall'epoca di produzione. Per ottenere il residuo zero bisogna cambiare la percezione dell'agricoltura e abbinare le buone pratiche agronomiche agli input chimici".

"Quindi, quali agrofarmaci si possono usare? Dal DPI (disciplinare di produzione integrata) si bandiscono dei principi attivi molto persistenti e, per quelli consentiti, in funzione del tempo di carenza si stabilisce per quante volte si può trattare. Ovviamente, sono consentiti gli agrofarmaci a zero residui come ad esempio il Tricoderma spp, il Bacillus spp, rame e zolfo".

Carmelo Sigliuzzo responsabile progettazione e sviluppo di Check Fruit, dal canto suo ha esposto le linee guida del disciplinare di produzione costituito da Check Fruit. Egli afferma: "E' importante che i residui dei prodotti chimici siano al di sotto dei livelli di quantificazione analitica (0,01 ppm). In più, sono ammessi anche i prodotti utilizzati nella coltivazione biologica, purché nei limiti massimi del 50% del livello di residuo massimo ammesso per legge per uno specifico prodotto vegetale".

Durante l'incontro, sono intervenuti anche Francesca Russo (product manager Romagnoli Spa), Silvio Paraggio (responsabile tecnico Op San Giorgio) e Paolo Paciello (responsabile tecnico e di produzione dell'Az. Agr. F.lli Lapietra), riportando le esperienze condotte su 3 diverse colture rappresentative e importati: la patata per Romagnoli, la fragola con l'Op San Giorgio di Bellizzi (SA) e il pomodoro da mensa per l'azienda F.lli Lapietra di Monopoli (BA).

Ciascuno ha illustrato, come dopo anni di sperimentazioni, dopo aver trovato cultivar più resistenti e dopo la messa a punto di un proprio disciplinare produttivo interno, siano riusciti a ottenere il residuo zero e a certificare le produzioni aziendali.

In conclusione, Sigliuzzo commenta: "Il residuo zero si presenta come il punto di arrivo, connubio tra l'uso delle buone pratiche agronomiche, gli input chimici, e una visione più sostenibile dell'agricoltura. Oggi più che mai è fondamentale comunicare con il consumatore. In seguito, saranno organizzati altri seminari divulgativi e tecnici su questa tematica".