Mentre Confagricoltura ha attivato i primi corridoi verdi per il rientro della manodopera specializzata extracomunitaria e circa 300mila clandestini e occupati in nero nel settore agricolo (e non solo) vengono regolarizzati grazie al decreto legge Rilancio, a Torretta Antonacci, in provincia di Foggia (Puglia), alcuni braccianti immigrati, mobilitati dal sindacalista dell'USB Aboubakar Soumahoro, lo scorso 21 maggio hanno protestato contro la regolarizzazione temporanea e per avere diritti e dignità.
(Foto: usb.it)
Come si legge sul sito dell'organizzazione sindacale, lo sciopero dei braccianti ha avuto una partecipazione straordinaria. Deserti i campi, solidarietà anche dai contadini che hanno spento i loro trattori e dai consumatori che hanno fermato i carrelli, facendo lo sciopero della spesa di frutta e verdura. Molti i presidi organizzati davanti alle prefetture per la consegna dei prodotti agricoli tanto cari al governo Conte bis, come a Torino, Brescia, Cremona, Piacenza, Rimini, Livorno, Roma, Caserta, Reggio Calabria.
USB Lavoro Agricolo contesta l'ottica di categorizzazione del DL Rilancio, che anziché preoccuparsi degli esseri umani guarda soltanto alle braccia utili per salvare i raccolti.
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"Abbiamo visto ministre versare lacrime nei giorni scorsi e dire di essere preoccupate per la nostre sorte – ha gridato a gran voce Aboubakar Soumahoro – Ciò che sappiamo noi, invece, è che nessuna di loro ha mai indossato gli stivali per recarsi a Borgo Mezzanone, Torretta Antonacci, Sibari, Catanzaro o nella Piana di Gioia Tauro e ascoltare la nostra voce. Non parliamo poi di chi dice di aver girato le campagne. Una cosa è visitare le aziende agricole, un'altra è essere interessati e comprendere le miserie, lo sfruttamento e le umiliazioni di coloro che lavorano nei campi. E' stata fatta una normativa non per noi, ma per salvare l'ortofrutta italiana!".
"Se il governo non ci darà delle risposte – ha affermato Soumahoro – a partire da oggi, la campagna di raccolta sarà caratterizzata da altri scioperi. Questi, però, non saranno dei braccianti, ma dei consumi e della spesa".
Il sindacato, per la stessa giornata del 21 maggio, aveva chiesto 24 ore di "carrelli fermi", con tanto di hashtag nato sui social (#fermiamoicarrelli), per manifestare a favore dei diritti dei braccianti e delle persone che lavorano 12 ore al giorno, per 20-30 euro senza vedersi garantito nessun diritto. Ad aderire pare siano stati parecchi consumatori, al grido "se i braccianti sono invisibili, anche la frutta e la verdura sono invisibili".