Ci troviamo davanti all'ultima settimana di maggio, un mese abbastanza cruciale per la commercializzazione del pomodoro che, in questo periodo dell'anno, è soggetto a flessioni. Per fare il punto della situazione, abbiamo contattato Massimo Pavan, esperto dell'agrobusiness europeo, per un'intervista.
"L'andamento della produzione in generale, basato sulle varie notizie che sto ricevendo – ha esordito spontaneamente Pavan – dice che sta diventando sempre più complicato produrre pomodoro. I costi aumentano sempre di più, a causa delle nuove malattie e della Tuta absoluta che, con le alte temperature, sta distruggendo le produzioni, determinando rese piuttosto basse. Se fino a qualche anno fa il costo di produzione del ciliegino si aggirava attorno a 1 – 1,20 Euro al kg, ora si aggira attorno a 1,40 /1,50. Ci si rende conto che nessun mercato, oggi, può compensare questi prezzi medi. Quindi vedo il pomodoro come un articolo perdente, a lungo andare".
Una situazione allarmante
"Semplicemente significa che il produttore medio ancora non riesce a farsi i conti – ha risposto il manager - Crede di guadagnare, perché sta vendendo il pomodoro a 1,20, ma non si rende conto che invece ci sta rimettendo 20/30 centesimi di Euro/kg. I prezzi alla produzione del pomodoro, da 10 giorni a questa parte, sono crollati e la quotazione del ciliegino varia da 30 a 70 centesimi di Euro per la migliore qualità. Naturalmente, l'estero ci ha chiuso le porte, in quanto è iniziata già da marzo la loro produzione e a noi rimane solo un mercato nazionale abbastanza pesante, perché sono entrate sulla piazza anche altre aree geografiche mediterranee, oltre alla Sicilia".
Difficile individuare i segmenti trainanti
"Non è facile indicare i trend consumistici – ha spiegato l'esperto - anche perché viene cercato, e a volte strapagato, solo il prodotto che manca. Penso a volte al datterino che, quando manca, raggiunge anche i 3,00 Euro al kg e non si riesce mai a soddisfare tutta la richiesta, mentre altre volte con lo stesso prodotto non ottieni neppure i prezzi minimi, perché non suscita alcun interesse".
La concorrenza estera
"L'influenza della concorrenza estera, per noi, è determinante sui mercati europei – ha evidenziato Pavan – Prevalgono i competitor che riescono a offrire il prodotto al prezzo più basso. La metà dei costi di produzione, da noi in Italia, è da attribuirsi alla manodopera. Visto, quindi, che le produzioni in alcune zone del Mediterraneo possono contare su braccianti a basso costo, è facile comprendere che quei Paesi sono avvantaggiati. Parliamo ovviamente del nord Africa, principalmente".
Promuovere meglio il prodotto siciliano
"Le misure necessarie per rendere più visibile il prodotto siciliano – ha affermato l'imprenditore – partono da un'auspicabile sponsorizzazione da parte della Regione Siciliana, che dovrebbe creare un marchio ombrello per l'ortofrutta made in Sicily. In questo modo, con una pubblicità ad alti livelli internazionali, e non solo le solite fiere, ne trarrebbe vantaggio tutta la produzione siciliana".
Questione packaging
"Il packaging - ha detto Pavan, rivelando il suo punto di vista - è in continua evoluzione e, a tale riguardo, posso affermare che, fino a prima del Coronavirus, stavamo seguendo l'effetto Greta Thunberg: scelte di confezionamento più green, meno plastica, più confezioni sfuse, totalmente riciclabili. Da marzo, però, mi sembra che tutto ciò sia stato accantonato e che si sia ritornati alla plastica e alla confezione più sigillata possibile, proprio per motivi igienici rispetto al contagio da Covid19. In cuor mio, spero che si ritorni a eliminare la plastica laddove possibile, perché fin qui non siamo stati capaci di gestire i rifiuti a livello mondiale. Meno rifiuti si producono, meno ne dovremo gestire".