Un detto recita: "anno bisesto, anno funesto". E funesto lo è stato fin dall'inizio per la campagna dei finocchi nella provincia di Crotone, in Calabria. La stagione era partita, a dicembre 2019, in maniera negativa ancor prima dello scoppio dell'epidemia da Coronavirus. Anno dopo anno, infatti, gli agricoltori assistono a uno slittamento delle stagioni.
"Se nella campagna precedente si era registrato un ritardo di circa 30 giorni, per quest'annata è stato di due mesi abbondanti, a causa delle condizioni climatiche. Le temperature di novembre e dicembre 2019 sono state molto più elevate del periodo. Successivamente, a marzo 2020, hanno subito un calo. Manca ormai una regolarità e a pagarne le spese sono le colture". A dichiararlo è Iolanda Turrà, responsabile amministrativo dell'Azienda agricola Giovanni Turrà di Crotone.
Anche il prezzo del finocchio è stato su livelli molto bassi sin dall'inizio della campagna. "Si è registrato un aumento irrisorio, di qualche centesimo, prima del termine della stagione: da una quotazione stabile del prodotto grezzo di 0,18-0,20 euro/kg siamo arrivati nell'ultimo periodo a 0,25 euro/kg. Per il prodotto lavorato, c'è stata una concorrenza spietata e siamo riusciti a spuntare un prezzo tra 0,80 e 0,90 euro/kg", continua Turrà.
"Quest'anno siamo rimasti esclusivamente sul mercato italiano. A inizio stagione avevano esportato alcune partite di finocchio in Polonia, ma successivamente esportare ha implicato troppe difficoltà e ci siamo fermati".
La responsabile aziendale sottolinea che, in quest'annata, il Coronavirus ha inciso maggiormente in termini di lavorazione del prodotto, perché c'è stata la necessità oggettiva di reperire manodopera, oltre al personale fisso già in essere.
Angurie
"Come dico sempre, l'anguria è il frutto dell'estate, che richiama alle vacanze e al mare. Nell'immaginario collettivo, quando parli di un'anguria, il pensiero delle persone si sposta automaticamente in spiaggia. Anguria è sinonimo di allegria e spensieratezza. Quest'anno c'è una forte incertezza, su tutti i fronti. Al momento non ci sono programmazioni reali: si tratta di accordi verbali che derivano da collaborazioni di lunga data. Ma gli stessi nostri clienti sono alla mercé di quella che è la situazione mondiale".
L'areale dedicato dall'azienda ad angurie ha avuto una flessione di circa il 10% quest'anno, per un totale di 120 ettari. La stagione dovrebbe iniziare per metà giugno. "Voglio essere fiduciosa – conclude Turrà – Grazie alle angurie, riacquisteremo il sorriso! In qualche modo dobbiamo crederci. Non possiamo perderci d'animo, nonostante i gravi effetti della pandemia".