Oggi il pomodoro San Marzano dell'Agro Sarnese-Nocerino (regione Campania - Italia), è uno dei prodotti a marchio DOP-Denominazione di Origine Protetta (riconoscimento ottenuto nel 1996) oggetto di maggiori contraffazioni. Ciò accade proprio per le sue caratteristiche ben precise, come il colore rosso uniforme, la forma allungata e l'assenza di sapori e odori intensi. Ne abbiamo parlato con un coltivatore specializzato.
"Dal 15 al 25 aprile 2020, abbiamo trapiantato pomodoro San Marzano Dop che destiniamo soprattutto alla trasformazione nella nostra nuova linea premium a marchio PomodoroPiù. Inizieremo la raccolta, clima permettendo, dal 25 luglio in poi a scalare, sperando di non avere carenza di manodopera. Nonostante i problemi connessi alla pandemia, la produzione 2019 è andata a ruba. L'export si conferma il miglior mercato, basti pensare che, per esempio, per gli americani il pomodoro di qualità è un prodotto italiano, nello specifico un prodotto originario della Campania". Così riferisce a FreshPlaza Felice Pignatelli, responsabile marketing e gestore, insieme a suo padre Generoso, del marchio PomodoroPiù.
L'azienda campana dispone di un ampio stabilimento di lavorazione: qui circa 200 tonnellate di pomodoro, tra San Marzano, Ciliegino rosso e Ciliegino giallo, vengono trasformate in circa 100mila vasetti di pomodoro, disponibili in formato vetro da 1 Kg, 300 e 500 gr.
I frutti vengono processati artigianalmente a poche ore dalla raccolta, controllando in modo accurato ogni passaggio dell'intera filiera.
"Premesso che la nostra è un'azienda a conduzione familiare - dice Felice Pignatelli - siamo convinti che la qualità autentica si possa raggiungere solo in maniera diretta e senza delegare ad altri la cura delle proprie specialità. Quindi servono eccellenti materie prime - vero segreto della bontà di ogni prodotto - che vanno esaltate in fase di trasformazione, con sapienza e attenzione. Il resto attiene al consumatore, che riconosce la qualità di ciò che proponiamo e che, per fortuna, anziché notare come prima cosa il prezzo, adesso comincia pure a leggere attentamente l'etichetta".
La filiera del pomodoro, come altre filiere agroalimentari, è spesso sotto scacco per via di quotazioni che talvolta non coprono neppure i costi di produzione; pertanto è molto sentita la responsabilità di riconoscere un prezzo equo a remunerare il lavoro dei produttori. Per ottenere un prodotto di qualità, c'è bisogno di un insieme di componenti: il primo è il territorio, ma poi occorrono le persone che lo conoscono e lo sanno coltivare.
"Oltre alla situazione contingente molto particolare - precisa Felice Pignatelli - stiamo cercando di capire cosa accadrà nella fase post quarantena. In merito alla campagna commerciale, è prematuro fare valutazioni. Molto dipenderà dal clima e da eventuali attacchi di virosi che, sebbene contrastiamo con trattamenti non invasivi, sono sempre più aggressive. Certamente possiamo ritenerci fortunati se riusciremo a ottenere una resa media di 60 ton/ettaro".
"Per quanto riguarda i mercati - conclude l'imprenditore - le vendite procedono bene e, considerato che la pandemia ha bloccato le attività della ristorazione, stiamo compensando con gli specializzati e le pizzerie che effettuano servizio da asporto. L'obiettivo della trasformazione, soprattutto quando si parla di un prodotto povero come il pomodoro è valorizzarlo in modo virtuoso e portarlo sul mercato a un prezzo più dignitoso rispetto al prodotto fresco".
Contatti:
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