"Dal nostro osservatorio non abbiamo riscontrato una situazione drammatica, sul fronte della manodopera. Certo, manca una quota di stranieri che proveniva stagionalmente dall'estero, ma non in numeri tali da rendere impossibile lo svolgimento del lavoro". Così si esprime Onofrio Rota, segretario nazionale Fai Cils, la sezione del sindacato che segue il lavoro in agricoltura.
Onofrio Rota (foto www.faicisl.it)
"Sono convinto che occorra regolarizzare tutti quei lavoratori stranieri clandestini - aggiunge Rota - che sono sfruttati nei campi e non possono avanzare alcun diritto, proprio perché clandestini. Un primo passo verso il riscatto sociale passa dalla legalità e non possiamo chiudere gli occhi, accettare che lavorino di giorno in campagna, di nascosto, e poi pensare che la sera scompaiano".
Non vi è ancora nulla di concreto, anche se è allo studio un progetto di legge per questa regolarizzazione. "Si ipotizza che siano circa 100mila i clandestini che lavorano nella filiera agricola".
Il segretario insiste dicendo che "la legalità deve passare anche da un giusto valore delle produzioni ortofrutticole. Se all'origine frutta e verdura sono pagate poco, il produttore stesso non sa come arrangiarsi per far quadrare i conti. Quindi la giustizia deve essere a tutti i livelli".
Sul fronte voucher, Rota non ammette aperture oltre a quanto già esistente. "Vanno usati per remunerare studenti, pensionati e disoccupati. Per tutti gli altri, servono i contratti che tutelano di più il lavoratore".
"Aprire a una regolarizzazione ben studiata dei tanti immigrati rimasti ai margini della società dopo i decreti sicurezza: una misura che stiamo chiedendo da tanti mesi perché, oltre a porre fine a tante forme di sfruttamento sommerso, darebbe anche respiro alle casse dello Stato, generando nuovo gettito", conclude Rota.