Tutte le sigle sindacali della Romagna hanno sottoscritto un documento per salvare la frutticoltura romagnola. Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Ugc, e poi Legacoop, Confcooperative, Agci hanno messo da parte antiche ruggini per il bene comune. In genere, infatti, Coldiretti va per la sua strada e le altre sigle per la propria e viceversa, ovviamente. Questa volta no.
"Salvate la frutticoltura romagnola, o non arriveremo alla Fase 2", è il passaggio fondamentale dell’appello alle Istituzioni, lanciato da tutte le organizzazioni del mondo agricolo romagnolo, dopo le gelate che hanno devastato e in molti casi praticamente azzerato la produzione di mele, pere, albicocche, susine, pesche, nettarine, ciliegie e kiwi. Gli eventi atmosferici di inizio primavera, con punte minime fino a meno 5-6 gradi dal 24 marzo al 4 aprile, hanno falcidiato le produzioni, già molto avanti nella germogliazione a causa dell’inverno mite.
La superficie interessata in Emilia-Romagna è stata di circa 48mila ettari, con perdite che arrivano al 90% del raccolto previsto per quest’anno nel caso delle albicocche, 9mila imprese agricole colpite e una stima provvisoria dei danni che ammonta a 400 milioni di euro.
La Romagna registra purtroppo un triste primato, con danni potenziali che variano dal 30% nel caso di mele e pere, per arrivare fino al 90% per albicocche e susine, seguite da pesche e nettarine (75%), e kiwi (50%). Non si salvano le cooperative, che non avranno prodotto in conferimento, ma saranno comunque gravate dai costi fissi. Non più del 20% delle aziende frutticole della Romagna è assicurata contro questa calamità.
La prima richiesta alle Istituzioni riguarda una deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche.
La modifica consiste nella possibilità di riconoscere il danno anche alle colture assicurabili (ora non ammesso), ovviamente rifinanziandola. Solo per l'Emilia-Romagna, occorrono almeno 180 milioni di euro. La richiesta è motivata da fatti concreti: causa Covid-19, molti agricoltori sono stati impossibilitati a muoversi per stipulare le polizze, disponibili da pochi giorni. Inoltre, le condizioni prevedono che la copertura scatti dopo 12 giorni dalla stipula e questo ha di fatto colpito anche chi, pur essendosi assicurato, non era ancora coperto in caso di gelo al momento della calamità.