La crisi del Coronavirus sta colpendo il settore del lime. Secondo Bernardo Bravo, presidente del Comitato nazionale messicano per il sistema di produzione dei lime AC (CONASIPROLIM): "Il mercato è difficile e complicato. La domanda è diminuita nei ristoranti e nei bar, e abbiamo un flusso lento nelle vendite. Si vendono solo piccolo quantitativi a buon prezzo, a grandi magazzini e negozi di frutta che consegnano i prodotti a domicilio. In alcuni casi, le vendite sono minime e in altri, sono aumentate. La situazione è molto instabile".
Secondo Bernardo Bravo (in foto a lato) esistono problematiche di vario genere, nel settore: "gli allarmi fitosanitari globali riguardanti gli agrumi sono sempre più velati e presenti in gran parte delle aree agrumicole di questo Paese. Senza dubbio, parassiti e malattie possono essere motivo di grave crisi per i produttori, al punto che la coltivazione di agrumi potrebbe non risultare più un'attività redditizia".
"Le dinamiche commerciali su un mercato dominato dalla libera concorrenza possono tenere i prezzi al di sotto dei costi di produzione. Le cosiddette vendite in perdita sono una realtà, in questo Paese, e quando c'è un'offerta costante senza domanda, gli operatori della filiera potrebbero trovarsi in situazioni spiacevoli", ha affermato.
"L'insicurezza che viviamo nelle principali regioni di produzione dei lime è diventata una costante che non consente di spostarsi in modo sicuro o che non permette ai produttori di poter lavorare con la tranquillità che meritano".
"Il mercato è soprattutto quello nazionale. Nessun Paese al mondo ha un consumo di lime così elevato, mentre il nostro prodotto è molto ben piazzato tra il popolo messicano, grazie alla sua qualità, sapore e alle differenze con qualsiasi altra varietà", ha dichiarato Bernardo Bravo. "Esporteremo quasi il 15% della nostra produzione sui mercati internazionali".
Le principali necessità che arrivano dal settore, secondo Bernardo Bravo, comprendono il miglioramento dei costi di produzione e una maggiore divulgazione e presenza di campagne pubblicitarie negli Stati Uniti. "Il mercato ispanico conosce la nostra varietà, ma sembra che abbia smesso di consumarla. Sono inoltre necessarie ulteriori informazioni e una maggiore formazione, per conformarsi agli standard di sicurezza globali, sul piano pratico e a supporto dei produttori".
"Serve inoltre una maggiore professionalizzazione del settore. Abbiamo una delle più grandi aree di produzione di lime di questo Paese dove tutto è meccanizzato, anche l'irrigazione. Abbiamo attrezzature tecniche per mantenere alberi e frutti sani, abbiamo produttori disposti a mantenere il proprio stile di vita per generare una ricaduta economica nei settori più vulnerabili di ciascuna regione di produzione. Ma abbiamo anche paura di avere un eccesso di fornitura e la presenza di sempre più parassiti e malattie potrebbe portare al fallimento di molte famiglie che producono questo agrume", ha concluso il responsabile della CONASIPROLIM.
La produzione di lime, in Messico, supera un milione e mezzo di tonnellate all'anno e viene coltivata su oltre 90.000 ettari, distribuiti nei quattro Stati con la più alta produzione: Michoacan, Colima, Oaxaca e Guerrero.
Il Messico produce, tra le altre varietà, lime messicano (Citrus x Aurantifolia), lime persiano (Citrus x Latifolia) e limetta italiana (Citrus x Lemon). Le prime due varietà sono disponibili tutto l'anno. La limetta è coltivata su una piccola superficie e viene gestita più stagionalmente, soprattutto in quella invernale.
Scritto da Francisco Seva Rivadulla, giornalista alimentare