Le imprese del settore ortofrutticolo, al tempo del Covid-19, pur in mezzo a mille difficoltà, stanno compiendo un grande sforzo per continuare a fornire beni di prima necessità al Paese. E' un impegno che richiede inevitabilmente l'impiego, nei campi e nei magazzini di condizionamento, di molto personale con la garanzia però che le lavorazioni si attuino con la massima sicurezza possibile. In questo contesto, ci si chiede quali siano le responsabilità del datore di lavoro, nel caso di inosservanza delle misure considerate adeguate a limitare al minimo il rischio di contagio. Approfondiamo la questione con l'avvocato Gualtiero Roveda, consulente di Fruitimprese.
Gualtiero Roveda
FreshPlaza (FP): Quali sono gli obblighi in capo alle aziende della filiera in attività, al fine evitare i contagi?
Gualtiero Roveda (GR): Gli operatori del comparto sono impegnati in un compito estremamente delicato, dovendo contemperare le esigenze di salute dei lavoratori con quelle della continuità aziendale, per quanto possibile in condizioni di sicurezza.
Seguendo le indicazioni dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, le imprese devono redigere e attuare, in collaborazione con il Servizio di Prevenzione e Protezione e con il Medico Competente, un protocollo che delinei stringenti prescrizioni e cautele, così come definite anche nel documento sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e datoriali il 14 marzo. Il documento deve essere allegato al DVR.
Le imprese devono, altresì, fornire ai lavoratori idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) e pretendere l'osservanza, da parte loro, delle norme e delle disposizioni aziendali in materia di salute, sicurezza e igiene sul lavoro, nonché l'uso dei mezzi di protezione a loro disposizione. A tal fine, devono essere in grado di dimostrare che il personale è stato debitamente informato dei rischi e delle disposizioni adottate.
FP: Nel caso di omissione totale o parziale delle misure necessarie, quali possono essere le conseguenze?
GR: Sia il Datore di Lavoro (cioè la persona o le persone fisiche che rivestono tale ruolo) sia la Società si espongono a sanzioni di varia natura, estremamente severe.
FP: Il contagio contratto in azienda è considerato alla stregua di un infortunio sul lavoro?
GR: Sì. Lo prevede il D.L. 18/2020. Nei casi accertati di infezione da Coronavirus, in occasione di lavoro, il medico è tenuto a redigere il certificato di infortunio e a inviarlo telematicamente all'Inail.
FP: In quali reati può incorrere il datore di lavoro che non abbia adottato le misure necessarie?
GR: Possono essere a questi ascritti i reati di lesioni personali gravi-gravissime e omicidio colposo, aggravati dalla violazione delle norme antinfortunistiche.
FP: Oltre al datore di lavoro, persona fisica, può essere sanzionata anche la società?
GR: Sì, se l'omissione di adeguate misure organizzative determina lesioni personali gravi-gravissime o la morte di un dipendente e, da tali eventi, si rilevi un interesse o un vantaggio per la società, (quale ad esempio il risparmio del costo per il mancato acquisto dei dispositivi di protezione individuale o collettiva), la stessa potrebbe subire una contestazione ai sensi dell'art. 25septies del D. Lgs. 231/2001. E' un rischio tutt'altro che trascurabile poiché, al di là del danno reputazionale, la suddetta disposizione commina sanzioni amministrative pecuniarie severissime, oltre a sanzioni di tipo interdittivo, applicabili anche in via cautelare nel corso del procedimento penale.
FP: Come deve comportarsi il datore di lavoro con quei soggetti che hanno patologie croniche, che li rendano perciò particolarmente esposti al rischio di complicanze nel caso siano colpiti dal Covid-19?
GR: In materia della cosiddetta "tutela del lavoratore fragile", le linee guida suggerite dall'Associazione dei Medici Competenti, per ovviare alle disposizioni incoerenti con il sistema, previste sul punto dal protocollo siglato dalle Parti sociali è, in estrema sintesi, la seguente: il Datore di Lavoro, con la collaborazione del Medico Competente, deve invitare i lavoratori che possono rientrare nella tipologia di lavoratore fragile a rivolgersi al Medico di base che, a loro tutela, potrà giustificare un periodo di 'isolamento'. Nella comunicazione ai Lavoratori, si deve anche specificare che, nei casi in cui il Medico di base non prescriva il periodo di malattia, gli interessati possono contattare il Medico Competente affinché inviti il datore di lavoro ad adottare eventuali misure idonee per la loro tutela.
FP: Purtroppo sembra che, nel Mar della Cina, si peschino più maschere sanitarie usate che sardine. Come deve essere trattato questo tipo di rifiuto nel nostro settore?
GR: Per ora, il Ministero dell'Ambiente non ha fornito indicazioni. Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno stabilito che le maschere usate nelle attività economiche, da persone sane, sono rifiuti speciali assimilati agli urbani, da smaltire nell'immondizia urbana indifferenziata. Se invece i DPI sono utilizzati per soccorrere una persona con sintomi da contagio o per la pulizia di locali potenzialmente contaminati, devono essere considerati rifiuti speciali, prodotti al di fuori delle strutture sanitarie, che come rischio risultano analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo.