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AAA cercasi manodopera nei campi: ritorno ai lavoratori italiani?

Grido d'allarme degli imprenditori: meno burocrazia

E' imminente la campagna della raccolta estiva e si teme di non disporre di sufficienti lavoratori stagionali. Da nord a sud d'Italia, la richiesta della maggior parte degli imprenditori agricoli è quella di un'efficiente sburocratizzazione.

Negli areali frutticoli di Saluzzo, in Piemonte, di solito il 90% degli stagionali ha origine straniera. Ai microfoni del TG2, Domenico Paschetta della Op Ortofruit Italia, ha dichiarato: "I lavoratori arrivavano soprattutto dalla Romania e dall'Albania, ma ora non possono più venire in Italia. Il rischio è che la frutta rimanga sugli alberi". E, pensando a un ritorno della manodopera italiana, Paschetta ha continuato: "Stiamo riflettendo sui voucher semplificati per coinvolgere coloro che sono in cassa integrazione, che hanno perso il lavoro o che percepiscono il reddito di cittadinanza. Persino gli studenti".

Sempre ai microfoni di TG2, Domenico Sacchetto della Op Asprofruit ha aggiunto: "Bisogna vedere se gli italiani si adegueranno a lavorare in campagna. E' un lavoro davvero faticoso".

L'imprenditore pugliese Giuseppe Panetta dichiara: "Adesso tutti si accorgono che la frutta non cade da sola dagli alberi, ma che c'è bisogno che qualcuno la raccolga. In molti pensano che, essendo chiusi altri settori, i dipendenti fermi a casa potrebbero venire a lavorare nelle campagne. Bisognerà però vedere, in primis, se ce ne sarà la volontà. Poi, vorrei far notare che raccogliere frutta e verdura è un lavoro specializzato: chi lo fa da anni compie quasi un gesto atletico e automatico, che gli permette di ottenere delle performance tali da poter competere, in termini di costi, con i prodotti di importazione da Paesi dove la manodopera costa meno. Un lavoratore impreparato raccoglierà meno della metà di uno allenato. Il risultato sarà che il nostro prodotto dovrà finire sul mercato costando di più".

"Nella nostra azienda saremo nuovamente in raccolta a fine agosto con l'uva da tavola – conclude Panetta – Al momento, abbiamo terminato la campagna agrumi. Il problema si presenterà in Puglia, con le ciliegie e le albicocche".

Dalla Campania, un imprenditore sostiene: "Manodopera italiana e/o straniera non se ne trova e, secondo me, il governo dovrebbe essere un po' più elastico e limitare gli aspetti burocratici al minimo indispensabile, perché si faciliti il lavoro alle imprese. Chi opera con la Grande distribuzione, in particolare, corre il rischio di non poter soddisfare gli ordini. Rumeni e polacchi trovano lavoro molto più facilmente nel loro Paese d'origine, con una paga più remunerativa al momento. Non ci pensano proprio a tornare qui in Italia".

L'impegno del ministro Bellanova
"Una buona metà degli stranieri occupati si concentra in 15 province dove, nei molti distretti agricoli, i lavoratori immigrati rappresentano una componente ben integrata nel tessuto economico e sociale. Allo stesso tempo, altri lavoratori, invisibili ai più, cosiddetti irregolari - 600mila, secondo le stime - vivono in insediamenti informali, sottopagati e sfruttati spesso in modo inumano. Persone che, nella maggior parte dei casi, già lavorano sul nostro territorio, alla mercé, insieme alle imprese a cui danno le braccia, di quella criminalità che chiamiamo caporalato. E che per me significa mafia". Ad affermarlo, il  ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, nella sua informativa alle Camere sulle iniziative in campo per l'agricoltura in merito all'emergenza Covid-19.

L'impegno della Bellanova segue tre direttrici: agevolazione dei rientri in Italia e proroghe dei permessi degli immigrati; lotta al caporalato anche mediante la regolarizzazione; facilitazione delle assunzioni di lavoratori al momento inoccupati.
 
"Occorre un Piano di azione emergenziale per il lavoro agricolo le cui azioni prioritarie sono: 1) attuazione delle misure del Piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato con un'urgente mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo e l'utilizzo delle progettualità già finanziate dai ministeri del lavoro e degli interni per affrontare l'emergenza; 2) accelerazione della piattaforma utile all'incontro domanda e offerta presente nel Piano, da attivare anche in forma emergenziale; 3) sblocco del DPCM flussi 2020, il cui testo, già pronto e condiviso tra le amministrazioni, può garantire la conversione dei contratti stagionali già in essere e l'utilizzo delle 18.000 quote di ingressi stagionali riservate ad agricoltura e turismo".

Coldiretti ha aperto lo sportello per le candidature di imprese e lavoratori: in poche ore 400 domande
Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l'inflazione, con lo svolgimento regolare delle mansioni in campagna, la Coldiretti ha varato la banca dati "Job in Country", autorizzata dal Ministero del Lavoro, per permettere l'incontro tra domanda/offerta nei campi, dando, allo stesso tempo, una risposta agli imprenditori dei territori e ai cittadini in cerca di un’occupazione in questa fase emergenziale, dove la maggior parte delle attività rimangono chiuse. Job in Country è la piattaforma di intermediazione della manodopera che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo.

In poche ore di operatività, nel portale sono stati inseriti già quasi 400 curriculum da parte di persone che hanno offerto la propria disponibilità a impegnarsi nelle campagne, dove sono a rischio le raccolte con il blocco delle frontiere ai lavoratori stranieri che arrivano ogni anno dall'estero. Una esperienza simile è già stata realizzata dai cugini d'Oltralpe con la piattaforma "Bras pour ton assiette" alla quale hanno risposto oltre 200mila francesi ma altre iniziative sono state o stanno per essere lanciate anche in Germania e in Gran Bretagna con lo slogan "Pick for Britain".