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Ciliegie: diversificare gli stadi di maturazione per gestire la carenza di manodopera

Da Nord al Sud della Penisola, l'agricoltura è in cerca di migliaia di lavoratori stagionali. Gli imprenditori sono molti preoccupati, perché temono di non avere abbastanza unità lavorative per raccogliere il prodotto, in particolar modo fragole, albicocche, ciliegie e uva da tavola. Per aggirare il problema, un produttore della provincia di Bari sta adottando alcune tecniche agronomiche che gli consentiranno di diversificare, seppur limitatamente, gli stadi della maturazione delle sue ciliegie.

"Ogni anno, a partire dalla prima decade di maggio, impiego circa 60 operai per la campagna cerasicola; lavoratori, questi, che vengono contrattualizzati fino al termine delle operazioni di raccolta dell'uva da tavola. Il 35% sono di nazionalità straniera, in particolar modo albanesi e marocchini, i quali attualmente si trovano ancora nei loro rispettivi Paesi, perché impossibilitati a raggiungere l'Italia".

"La paura di perdere il prodotto, già di per sé molto deperibile, è tanta. Per questo, da una decina di giorni, mediante alcune pratiche agronomiche, sto cercando di diversificare gli stadi di maturazione, così da non avere problemi con la carenza di manodopera e, quindi, non trovarmi con uno stadio di invaiatura simile in tutte le mie coltivazioni. Possiedo circa 40 ettari di ciliegie, in appezzamenti che sono già dislocati in zone più calde, intermedie e areali più freddi dello stesso comune".

Foto d'archivio.

"Infatti, mentre alcuni appezzamenti vengono lavorati più spesso per stimolare il riscaldamento del terreno e anticipare di qualche giorno lo stato vegetativo, altri, invece, vengono aiutati con delle concimazioni fogliari. Altri cerasati, quelli ubicati in zone più fredde, vengono lasciati crescere in modo più naturale, irrigando il terreno più frequentemente, per un ulteriore raffreddamento del suolo. Ciò dovrebbe determinare una scalarità dei raccolti".