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Il parere di Dick Hylkema (NAO)

Bisogna impedire che un milione di tonnellate di patate rimanga invenduto

Le vendite di patate fresche e surgelate sono fortemente diminuite, a causa della chiusura del settore della ristorazione in Europa, per fronteggiare la pandemia da Coronavirus. Il calo delle vendite è tale che gran parte delle linee di produzione sono inattive. Le giacenze dei coltivatori rimarranno ferme per il momento. Nel frattempo, si sta avvicinando la data del divieto Ue sull'uso dell'antigermogliante Clorprofam (CIPC) nel settore.

Dick Hylkema, direttore di NAO

"Al momento, gli agricoltori olandesi sono responsabili di oltre 1 milione di tonnellate di patate", afferma Dick Hylkema, direttore della Dutch Potato Organization (NAO). "L'equivalente di 30.000 camion pieni e uno stock di cinque anni di consumo di patate fresche nei Paesi Bassi (il consumo del fresco comprende le patate che i consumatori acquistano senza buccia), ma le giacenze devono finire prima dell'inizio della nuova stagione. Le vendite di patate da mensa continuano ancora in diversi canali, come nei supermercati dove nelle scorse settimane, è stata persino registrata una carenza di prodotto sugli scaffali".

"Continuerà anche l'esportazione di patate da semina e patate da consumo, dove la logistica la renderà possibile. Tuttavia, il settore della ristorazione è completamente crollato in tutto il mondo. Noi olandesi siamo uno dei maggiori esportatori di prodotti a base di patate per questo canale, che rappresenta il 50% delle vendite totali di tuberi".

Canali di vendita alternativi
Le patate rimangono quindi presso i coltivatori dei Paesi Bassi, e questo è un problema. "E' una bomba a orologeria. Mantenere le patate nei magazzini ha un costo. Il 40-50% del reddito del coltivatore è legato al raccolto delle patate. I volumi di prodotto devono partire, non solo per i costi, ma anche per motivi fitosanitari e con uno sguardo alla prossima stagione delle patate. E' il motivo per cui, come catena di fornitura delle patate, insieme alla Branch Organisation for Arable Farming stiamo trovando una soluzione. Ci stiamo consultando con il Ministero dell'agricoltura, della natura e della qualità alimentare perché il settore non può sostenere da solo questa situazione".

"Insieme, stiamo attivamente cercando canali di vendita alternativi per questi quantitativi di patate. Valutiamo le possibilità nel settore dell'amido, nella bio-fermentazione o nella trasformazione in alimenti per animali. Anche se uno di questi canali di vendita alternativi avrebbe un potenziale, è ancora impossibile veicolare tutte le patate in questa direzione".

La situazione nella catena di fornitura delle patate non ha precedenti e non si è mai verificata prima. "Lavoro nel settore da quattro anni, ma sento da molti colleghi che non hanno mai vissuto una situazione così prima", afferma Dick. "Ho visto di tutto nella mia carriera: la montagna di burro negli anni '80, i danni causati dalle piogge del 1998 che danneggiarono molti coltivatori o il batterio EHEC che fece svanire la domanda di ortaggi da serra. Ma tutti questi eventi non possono essere paragonati a quello che sta accadendo ora".

"Per ovvie ragioni, il governo sta organizzando l'economia in tutti i settori, nella lotta contro il Coronavirus. Abbiamo aperto molto velocemente un canale di comunicazione presso la NAO per tenere il più possibile informati i nostri membri sulle misure da adottare e per supportarli, dove possibile".

Divieto di utilizzo del clorprofam
Nel frattempo, Dick è preoccupato per l'imminente divieto di utilizzo del clorprofam (CIPC) nella catena di fornitura delle patate. "Avevamo già creato una task force per documentare il divieto di uso del CIPC per il nostro gruppo di lavoro sul Coronavirus, per comunicare l'entità di questo problema. E' un documento che deve essere aggiornato continuamente. Anche perché non abbiamo ancora un inibitore alternativo della germogliazione nelle esportazioni verso Paesi lontani come l'Africa occidentale, dove in media vengono spedite oltre 200mila tonnellate di patate all'anno".

"La ricerca di un'alternativa continua presso la Wageningen University & Research (WUR). Insieme al divieto del CIPC, è anche necessario che lo stock di patate termini prima dell'inizio della nuova stagione. Dopotutto, dobbiamo trattare e pulire i capannoni di stoccaggio in modo che non rimanga traccia di CIPC".

Per maggiori informazioni
Dick Hylkema 
Dutch Potato Organisation (NAO) 
Tel.: +31 (0) 70 358 9331
Cell.: +31 (0) 62 299 5775
Email: hylkema@nao.nl
Web: www.nao.nl

Data di pubblicazione: