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Intervista all'esperto Enzo Rasa'

Gli asparagi italiani forniscono maggiori garanzie in termini di salubrita'

Abbiamo visto in un articolo recente (vedi Freshplaza del 20/03/2020) come la Spagna sia il maggior competitor della produzione italiana di asparago. Abbiamo anche evidenziato come tra il prodotto siciliano e quello spagnolo vi siano anche 2 euro al kg di differenza sul prezzo. Sul mercato europeo giocano però un ruolo importante anche le produzioni di Cile, Perù e Messico, con cui si accavallano le produzioni siciliane precoci sotto serra. Quelle in pieno campo, a tarda primavera di solito, si scontrano dal canto loro con quelle della Spagna e riguardano anche la Puglia.

Ma perché la concorrenza estera è così determinante? Lo abbiamo chiesto a Enzo Rasà, coltivatore di asparagi in Sicilia.
"I maggiori punti di forza per la concorrenza estera – ha risposto il produttore - sono sicuramente le grandi estensioni delle loro aziende agricole e il minor costo della manodopera, mentre per la Puglia, che ci fa concorrenza interna, la discriminante è rappresentata sia dalle grandi estensioni delle aziende, sia da un'organizzazione commerciale oramai consolidata".

Ecco in cosa si differenzia la produzione siciliana
"La nostra è una produzione di nicchia – ha spiegato l'esperto - che proviene da circa 15 aziende agricole su appena 50 ettari di terreno. Noi quindi ci rivolgiamo a clienti che apprezzano la cura dei dettagli, la bontà della produzione, le caratteristiche organolettiche del nostro prodotto, grazie alle condizioni pedoclimatiche uniche. I nostri asparagi si rivolgono alle catene di supermercati che contemplano l'alto gusto e la qualità superiore, ma per ottenere questo dobbiamo lavorare sulla comunicazione, in un'ottica di internazionalizzazione delle imprese produttrici. Il nostro è un prodotto di assoluta eccellenza che, attraverso un'opportuna azione divulgativa e in collaborazione con gli enti a ciò deputati, merita di essere sostenuto soprattutto con la partecipazione alle fiere internazionali".

Il packaging, oltre ad assolvere alla sua funzionalità, è un veicolo di valorizzazione dell'immagine. Vediamo quali sono i vari tipi di confezionamento adottati dai coltivatori siciliani.

"Il nostro packaging oramai è standardizzato per i canali di vendita all'ingrosso – ha rivelato l'intervistato - ed è costituito da un'etichetta nera su cui è impresso in rilievo il nostro logo stampigliato in oro a caldo. I mazzi di asparagi così raccolti vengono riposti all'interno di una cassetta in cartone nera personalizzata in formato 50x30x10 cm che riporta il nostro marchio. Per quanto attiene la GDO, questa viene da noi fornita nei classici imballaggi in CPR o in polymer. I mazzi delle varie categorie commerciali sono da 500 gr, tranne l'asparagina che ha una grammatura di 350 gr".

Le sfide per il futuro sono per il momento tutte all'interno del mercato nazionale
"La sfida sta nell'aumentare i volumi sul mercato interno – auspica Rasà – Desidererei semplicemente che i consumatori italiani cominciassero a prendere seriamente in considerazione il fatto che  bisognerebbe mangiare il prodotto di provenienza nazionale, non tanto per un mero concetto di campanile, ma perché è universalmente risaputo che le produzioni italiane sono quelle più garantite sul piano della sicurezza alimentare".

"Da tanti si sottolinea l'opportunità di consumare prodotti a km zero, si ribadisce la necessità di garantire bassi residui di fitofarmaci e altri elementi distintivi della produzione italiana con una miriade di slogan, ma a determinare gli acquisti è sempre il prezzo al banco. Il maggior costo delle nostre produzioni è determinato non solo dalla salubrità garantita, ma anche dall'eticità dei nostri standard produttivi. Come potremmo competere del resto con i Paesi del Sud America se non sul piano di una qualità complessiva del prodotto nettamente superiore?"