"A inizio campagna, la Ortogel aveva previsto che la disponibilità di agrumi da avviare alla trasformazione sarebbe stata inferiore alle richieste, con una conseguente impennata dei prezzi. Questi ultimi, adesso, sono volati alle stelle; diciamo che sono aumentati oltre ogni ragionevole previsione".
"Ora, ai tempi del Covid-19 - con tutte le emergenze che comporta - non è tempo di addossare colpe a nessuno! Quindi diciamo che la responsabilità è solo dei trasformatori che, non avendo stipulato accordi di base con la produzione agricola, hanno contrattualizzato con i propri clienti quantità di derivati nettamente superiori rispetto alle reali disponibilità, a prezzi non remunerativi". Così dichiara a FreshPlaza Salvatore Imbesi, consulente della Ortogel, azienda storica e importante player internazionale del settore agrumicolo.
"La carenza di frutta alla produzione e l'elevato prezzo degli agrumi, ormai andato fuori controllo - precisa Imbesi - comporterà il mancato rispetto dei contratti e, soprattutto, la perdita di fiducia da parte dei clienti. Circostanza che, relativamente alla filiera del prodotto siciliano, avrà pesanti ripercussioni nella prossima campagna 2020/21".
Imbesi aggiunge che - almeno in questo caso - non si può addossare la colpa né alle istituzioni né alla produzione, ma solo a chi si è reso complice e oggi denuncia l'assenza di contratti di fornitura alla produzione. Quindi, agli industriali che non hanno accettato l'accordo quadro della filiera agrumicola del prodotto trasformato siglato il 14 marzo 2014 dall'Assessorato all'Agricoltura in forza alla L. R. 12 maggio 2010 n. 11. L'accordo prevedeva appunto la stipula di contratti di fornitura tra la parte agricola e quella industriale. Ciò al fine di garantire la trasparenza nella contrattazione e la creazione delle condizioni affinché ogni singolo imprenditore agricolo abbia garantito il reddito delle proprie produzioni, permettendo al tempo stesso di programmare al meglio le attività agricole e industriali.
"A fronte di detto accordo mai applicato - precisa Imbesi - la Regione Siciliana, attraverso l'Assessorato all'Agricoltura, ha istituito una commissione che vedeva rappresentati tutti gli attori del comparto al solo fine di scongiurare l'assenza di regole certe per la filiera agrumicola. L'adeguamento alle Direttive UE 2012/12 del 19.04.2012 e linee guida all'Agea puntavano a garantire la tracciabilità e la rintracciabilità dei volumi e richiedevano al produttore, in fase di compilazione dei fascicoli aziendali, persino di inserire il numero di piante, la varietà e la quantità di agrumi prodotti, al fine di permettere agli acquirenti di prodotto fresco e/o dei suoi derivati di conoscere la quantità di frutta commercializzata e avviata alla trasformazione".
"L'osservanza di quanto prevede l'accordo di filiera del 2014 avrebbe favorito il consolidamento del rapporto produttore/trasformatore, facilitato la tracciabilità di filiera, adeguato il sistema agrumi alle direttive comunitarie. A tutto ciò, si aggiunga la voce degli industriali che lamentano la mancanza di produzione, il costo eccessivo degli agrumi da trasformare, la produzione sottocosto. Forse hanno dimenticato quando sostenevano che la merce da destinare alla trasformazione è uno scarto e che, anzi, i produttori avrebbero dovuto pagare i trasformatori perché la ritirassero? O l'ultima stagione di surplus di prodotto, quando hanno pagato le arance rosse a 0,05 €/kg? In quell'occasione, nessun industriale si è lamentato di ciò che è successo. Si è andato avanti sperando nel miracolo della sovrapproduzione e relativi prezzi a ribasso, così come è successo per i limoni a fine campagna 2018/19".
"Spero solo - conclude Imbesi - che le ultime campagne servano a far ricredere quelle aziende contrarie alla firma dell'accordo e che comprendano che la legge del più furbo alla lunga perde sempre!"
"L'unico rammarico è che non possiamo soddisfare tutte le richieste, per i motivi già detti. Ma, soprattutto, rimane l'amarezza che il settore - ancora una volta - non dimostra la maturità commerciale che ormai il mondo richiede. E, sebbene in Ortogel onoreremo tutti i contratti stipulati con i clienti, c'è l'amara consapevolezza che l'industria abbia venduto succo e derivati di agrume a prezzi non congrui in previsione di una campagna normale. Il risultato è che i contratti sono saltati e, con essi, anche la credibilità del comparto. Ciò vuol dire che clienti o potenziali partner commerciali decideranno di non fare affidamento sulle forniture di succo siciliano".
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