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Le voci di alcuni operatori del settore

L'unica certezza ai tempi del Coronavirus e' l'ortofrutta?

I tempi sono incerti, l'economia rallenta, tra le persone c'è panico diffuso, ma l'unico settore a resistere è il primario. L'ortofrutta viaggia tra alti e bassi, ma resiste.

Molti operatori, a voce unanime, sostengono: "La situazione è seria e i risvolti negativi non si avranno nell'immediato, ma tra qualche mese. Le vendite proseguono, soprattutto su tutto il territorio nazionale. A rallentare è l'export, con lievi flessioni. Il problema, in questo caso, è la logistica; infatti, nonostante i contratti, alcuni non ritirano per evitare il contagio dei loro autotrasportatori".

"Sicuramente, l'export rappresenta una fetta importante del nostro fatturato – spiega un grossista della Piana del Sele – e quindi le preoccupazioni per le ripercussioni in questo comparto sono elevate. Fortunatamente, su scala nazionale le vendite stanno andando bene".

"Ci stiamo accorgendo che il consumatore richiede maggiormente prodotti nutraceutici, ricchi di antiossidanti naturali, infatti i frutti più richiesti sono arance, limoni e fragole, mentre sul fronte degli ortaggi spadroneggiano broccoli, cavolfiori, carciofi e spinacino".

"Cavolfiori e carciofi tirano molto, sul mercato. Per le fragole, il discorso è un po' diverso: le quotazioni sono elevate, la richiesta è abbondante ma c'è carenza di prodotto per via dell'abbassamento delle temperature dell'ultima settimana".

Cosa accade invece per la IV gamma?
Alcuni produttori che coltivano referenze di prima gamma da destinare ai magazzini di lavorazione per IV gamma stanno riscontrando qualche difficoltà. "Stiamo raccogliendo solo il 40% della nostra produzione, perché purtroppo, nonostante i contratti con aziende del nord Italia, una è stata chiusa a causa della situazione contingente e quindi sono saltati gli accordi".

"Riscontriamo un consumo regolare d'ortofrutta e, nello specifico, di tutte le referenze che aiutano le difese immunitarie dell'organismo. Aleggia però in tutti noi un'ansia interna, che ci mette in condizione di porci un quesito: e se la situazione cambiasse? E se il consumatore, da oggi in poi, modificasse le sue abitudini al consumo prediligendo l'acquisto di generi da dispensa a scapito dei freschissimi?"