Al momento, la Cina sta attraversando nel pieno l'emergenza coronavirus, che non si risolverà nel breve periodo. Successivamente alla fase emergenziale, si passerà a una più riflessiva in cui le autorità cinesi si organizzeranno per migliorare la sicurezza sanitaria e alimentare. "In quel momento, le aziende italiane che producono tecnologie e programmi informatici per il controllo delle filiere dovranno essere pronte", spiega Gianluca Bagnara, economista ed esperto di commercio internazionale.
"La Cina pesa per il 20% della popolazione mondiale - precisa Bagnara - ma dispone soltanto del 7% della superficie agricola. In pratica, l'intero Paese siede su una piramide rovesciata, che andrebbe invertita. Ora, con la batosta coronavirus, la Cina si trova di fronte a problemi nelle forniture, nelle importazioni e nella gestione degli stock. Conoscendo il loro modo di operare, immagino che nel medio periodo metteranno in campo una riorganizzazione e modernizzazione ulteriore del sistema".
Una decina di anni fa, la Cina decise di superare una concezione quasi medievale dell'agricoltura e di modernizzarla. Tale politica subirà un forte impulso. "Per le aziende italiane che producono tecnologie, potranno esserci delle opportunità. Ma non si dovrà pensare solo a vendere macchine, bensì a esportare un modello di gestione delle filiere, calandolo nelle realtà locali. Non è un lavoro che si improvvisa dall'oggi al domani, tanto meno si può fare solo un container di materiali e mandarli (o rimandarli, ndr) in Cina".
Clicca qui per l'immagine originale
"I flussi di prodotto - conclude l'economista - si sistemano. Ci vorrà un po' di tempo, ma poi tutto tornerà alla normalità. Ma i cinesi si riorganizzeranno di certo e si rivolgeranno a quei Paesi che saranno già pronti a soddisfare le loro richieste".