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Lattuga: una buona programmazione non basta a fronteggiare il cambiamento climatico

Si dice che questa sia l'ultima generazione che potrà combattere il cambiamento climatico, quell'insieme di mutamenti che spesso ci fanno fare i conti non soltanto con temperature estreme o innaturali ma anche con nubifragi e trombe d'aria, per esempio quella dello scorso novembre 2019, abbattutasi su tutta Italia. Per fronteggiare tali eventi è necessario ripartire da tecniche agronomiche a basse emissioni di CO2 ed effettuare una ponderata programmazione colturale rispetto alla contingente situazione.

"Questo gennaio 2020 è stato davvero anomalo, rispetto agli altri anni - commenta un produttore della Piana Del Sele - Le temperature miti, accompagnate da una buona ventilazione, almeno dalle nostre parti, hanno accelerato il ciclo produttivo. Di conseguenza, il canonico andamento commerciale per lattuga e baby leaf si è ridotto notevolmente, e molto prodotto è rimasto invenduto a causa della scarsa domanda attuale per tale referenza. Ciò ha comportato un vertiginoso crollo dei prezzi".

"Di fronte a tale scenario, è intuibile che una buona programmazione colturale non possa bastare. I trapianti erano stati già scalari e ponderati in funzione delle esigenze del mercato, ma le temperature miti di gennaio hanno accelerato il ciclo produttivo mentre, di contro, a novembre c'era stato un rallentamento in termini di crescita delle piante. Il cambiamento climatico quindi sta incidendo negativamente anche sul fonte economico aziendale".

"Ci domandiamo pertanto, da cosa ripartire? In primis, da una coltivazione sostenibile da un punto di vista economico, sociale e ambientale, che sia a basso impatto e che adotti le tecniche del minimum tillage; accanto a tutte queste imprescindibili azioni, bisogna affiancare una giusta programmazione colturale che rispetti i cicli produttivi e che risponda bene alle richieste di mercato".