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C'e' ancora tanto da fare

Focus sulla frutta tropicale in Italia

Il consumo di frutta esotica in Italia è in continuo aumento, da diversi anni, soprattutto per banane, ananas, lime, mango, papaya e frutto della passione. Per capire se gli operatori sono stati in grado di fronteggiare le richieste sempre maggiori di un mercato sempre più esigente, abbiamo contattato Giorgio Mancuso, esperto di agribusiness e specializzato in frutta esotica.

Giorgio Mancuso

"Ogni prodotto merita un discorso a parte – dice Mancuso, amministratore della Viento Tropical – Non mi sono mai occupato di banane, il tema è molto complesso e non mi esprimo in un campo dove non ho competenza. Invece l'ananas è un classico prodotto da dessert nei ristoranti e si registra un crescente consumo fra le mura domestiche. Si sta diffondendo negli ultimi anni il prodotto maturato in piantagione, di colore giallo, dal gusto dolce e con poca acidità. Vi è persino un'azienda spagnola che ha iniziato a coltivare le proprie piantagioni in Costa Rica, dedicandosi esclusivamente alla produzione di frutti raccolti al giusto grado di maturazione per spedirli poi in tutta Europa. Adesso quasi tutti gli altri produttori cercano di ottenere un prodotto ben colorato, per seguire i trend consumistici orientati in questo senso".

"Anche l'avocado è un prodotto che vede consumi in crescita – prosegue l'esperto – Parliamo di un frutto che è stato introdotto in Italia intorno agli anni Sessanta, in Sicilia, ma solo relativamente di recente ha avuto una crescita commercialmente valida e il consumo è cresciuto di molto. Secondo la FAO, la produzione globale di avocado è più che raddoppiata dal 1993; nello stesso periodo, la domanda negli Stati Uniti è triplicata e oggi un americano medio ne mangia circa 3,4 kg all'anno. In Italia, il consumo di avocado è passato dalle 3.600 tonnellate del 2007 alle oltre 13.000 del 2016 (+261%). Tenuto conto che consumiamo appena 300 grammi a testa, è chiaro che c'è ancora tanto spazio per sviluppare questo segmento".

Avocado

"Ricordo che quando gestivo tutta la produzione israeliana in Italia, nel 1996 – racconta il trader – il nostro obiettivo, che sembrava all'epoca altissimo, era di 1.000 tonnellate all'anno. A questi si aggiungevano i prodotti provenienti da Sudafrica e dalla Spagna (pochissimo a quei tempi) per un consumo che in Italia contava 1.500 tonnellate. Ma già nel 2016 eravamo a circa 13.000 tonnellate. Eppure il suo uso in cucina da noi è ancora raro e non tutti sanno quando mangiarlo o sanno distinguere le diverse qualità".

"L'ultima moda porta a considerare la varietà Hass, dalla tipica colorazione scura. Ciò che è davvero importante è saper riconoscere il giusto momento per mangiare l'avocado. Le sorprese possono essere svariate: può essere troppo duro oppure anche nero all'interno a causa dell'eccessiva maturazione. Spesso il consumatore è disorientato e dopo qualche fregatura, pagata anche a un prezzo non proprio basso, abbandona il prodotto".

"Anche il mango è molto richiesto – spiega Mancuso – ma la differenza al gusto tra il mango che arriva via mare e il mango che arriva via aerea è davvero notevole. Il mango via mare è un frutto spesso appena commestibile, fibroso (varietà Tommy) che raggiunge molto raramente il giusto grado di maturazione. Il mango Kent che arriva via aereo è un prodotto sublime, che si scioglie in bocca e di cui facilmente si diventa golosi. Ovviamente anche i costi sono molto diversi e anche il mango via aereo rischia di arrivare al punto vendita stramaturo, se non gestito con oculatezza durante tutta la filiera dalla produzione al consumatore. Da qualche tempo abbiamo anche una certa produzione in Italia, ovvero in Sicilia che è destinata a crescere".

Mango

"I tentativi che abbiamo fatto qualche anno fa di inserire nel mercato una papaya via mare sono miseramente falliti – ricorda il manager – Penso che attualmente nessuno si azzardi più a fare spedizioni via mare, visto che la merce arrivava sempre in condizioni piuttosto disastrose. La papaya è un prodotto molto difficile e il mio consiglio è quello di consumarla sul luogo di produzione, anche se a volte troviamo qualche papaya buona nei nostri mercati, soprattutto la varietà Formosa, di grande calibro. Anche il lime va utilizzato ben maturo, con un colore chiaro è sempre maggiormente ricco di succo. Il prodotto brasiliano e ultimamente anche il colombiano spesso arrivano con la giusta colorazione chiara. Il mercato tuttavia non è ancora preparato a questo prodotto e continua a ricercare il frutto verde, magari di origine messicana, dal verde intenso ma dal succo molto scarso".

Papaya

"La produzione di frutta esotica negli ultimi anni ha un buono sviluppo anche in Italia – conclude Mancuso –  come si diceva prima, soprattutto con mango (da agosto a ottobre) avocado (da novembre ad aprile) lime (da agosto a ottobre), ma anche frutto della passione, papaya, litchi e finger lime: tutte concentrate in Sicilia, almeno prevalentemente. Il consumatore è ben disposto per il prodotto nazionale, considerato più fresco, più garantito e con un minore impatto ambientale".