Possibile che non esista una tecnologia, dalla lavorazione alla catena del freddo, per fare arrivare pesche e nettarine, e in generale le drupacee, mature fino al consumatore? Se ne è parlato la scorsa settimana durante il Forum della CDO Agroalimentare (cfr. Freshplaza del 27/01/2020) e nel dettaglio ne ha parlato il produttore Luciano Giuliani, un decano fra i protagonisti dell'ortofrutta italiana.
Luciano Giuliani durante il suo intervento
"Già negli anni Trenta e fino agli anni Cinquanta – ha esordito Giuliani – dalla Romagna partivano vagoni di pesche per la Germania e la Gran Bretagna. Erano vagoni-treno refrigerati con ghiaccio. Raccoglievamo le pesche mature, o quasi, e il consumatore, grazie ai mercati all'ingrosso esteri, le gustava di alta qualità".
Oggi tutto il sistema, specie distributivo, è cambiato e non sempre in meglio, almeno sul fronte qualitativo. E a dirlo sono i consumatori che non acquistano più il prodotto.
"Siamo nel 2020, non credo che non esista una tecnologia che ci permetta di raccogliere frutta quasi matura sulla pianta e che la faccia arrivare al consumatore buona e gustosa. Negli anni Settanta e Ottanta puntavamo solo sulle quantità: ce la pagavano bene e nessuno si lamentava. Oggi non è più così: tutti lo dicono ma nella pratica pochi fanno qualcosa di concreto".
Giuliani ha un'azienda agricola di svariati ettari a indirizzo frutticolo, situata fra le zone di Forlì e Ravenna. L'imprenditore ha sottolineato che una tale filiera debba costruita partendo dalla genetica e poi adeguando i vari passaggi. "E poi serve aggregazione commerciale, non fusioni. Le varie cooperative romagnole sono divise, mentre la forza per raggiungere l'estero e imporsi sui mercati sta nel vendere in modo compatto".