"Tutti i paesi europei stanno incrementando la propria offerta di kiwi, ma la Grecia è passata da 50 a 150mila tonnellate in dieci anni". Lo ha affermato Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto, durante la relazione agli associati di venerdì 6 dicembre 2019.
"La Grecia è passata da 75 a 220mila tonnellate di produzione in circa 10 anni. Il consumo interno è molto basso, così come sono bassi i costi di produzione. Le esportazioni sono balzate da 50 a 150mila tonnellate, andando a occupare quelle posizioni che erano tipiche dell'Italia".
Il problema si è sommato all'embargo russo: prima del 2014, la Grecia vendeva il 33% del proprio kiwi in Russia, mentre il 40% era per il mercato europeo. Da 5 anni a questa parte, i greci da un lato hanno aumentato le produzioni, dall'altro le quote delle vendite in Europa sono passate dal 40 al 70%, riversando nell'Unione europea quanto prima era destinato a Mosca.
"Sta aumentando, di anno in anno - ha aggiunto con preoccupazione Pezzo - il volume di kiwi greci venduti in Germania e Spagna, tipiche nazioni che acquistavano dall'Italia. Le vendite sono continuative, da ottobre a maggio".
L'Italia ha un potenziale produttivo di 600mila tonnellate, anche se nel 2018 l'offerta si è attestata a poco a meno di 400mila ton. Il Veneto è la quinta regione italiana per produzioni e superfici. La produzione media sta scendendo sotto le 40mila tonnellate a causa della morìa.
"L'Italia esporta circa il 70% della produzione - ha concluso Pezzo - ma occorre migliorarsi per non perdere ulteriori posizioni".