La corilicoltura siciliana risulta gravemente compromessa per effetto dell'alta incidenza della popolazione di ghiri che, in alcune zone in particolare, compromette la quasi totalità delle produzioni. E' quanto emerso da un convegno, tenutosi ormai qualche settimana fa, che fa emergere anche altri problemi concorrenti al cattivo andamento per il settore, quali il cimiciato e l'incremento delle popolazioni di cinghiali e daini che hanno cominciato a causare, già da qualche anno, danni notevoli, costringendo gli agricoltori ad attrezzarsi attraverso l'allestimento di robuste e costose recinzioni a difesa dagli attacchi di questi animali.
Al centro (in maglietta rossa) il sindaco di Polizzi Generosa (PA), Giuseppe Lo Verde.
Un corale grido di allarme è giunto dai corilicoltori nel corso di un partecipato convegno tenutosi a Polizzi Generosa, in provincia di Palermo. L'evento incentrato sulla presentazione dell'innovativo strumento di organizzazione degli interessi settoriali, individuato nell'Accordo quadro per la filiera corilicola siciliana e del correlato disciplinare di produzione (in corso di definizione presso l'Assessorato Regionale dell'Agricoltura, al quale il Comune di Polizzi ha già manifestato di volere aderire), ha infatti offerto l'occasione per individuare le criticità locali.
Un momento durante i lavori, alla presenza dei coltivatori siciliani di nocciole.
E' emerso anche che bisogna sviluppare un'analisi tecnica e storica della corilicoltura sulle Madonie che, dai 700 ettari circa di superficie agricola investita nel passato, oggi risulta molto ridimensionata e praticata su un'area di circa 200 ettari localizzati nel territorio comunale di Polizzi.
Nido artificiale per i rapaci liberati con il compito di predare i ghiri
In particolare, è stata condivisa l'esigenza di sviluppare una strategia unitaria di elaborazione di misure di intervento, di strumenti di organizzazione di livello territoriale regionale e di rappresentazione unitaria degli interessi settoriali, oltre che di confronto con le parti istituzionali regionali di riferimento, al fine di promuovere e favorire il recupero di questa straordinaria coltura, emblema di multifunzionalità e resilienza territoriale, oltre che di alto interesse paesaggistico.
Rapace in volo tra Nebrodi e Madonie
Tutto ciò attraverso la definizione e sottoscrizione dell'Accordo quadro citato che, a partire dal 2014, è stato sviluppato e proposto dall'Associazione Culturale Nebrodi, con sede a Ucria (ME). I noccioleti siciliani, che al momento impegnano complessivamente circa 12.000 ettari distribuiti tra le province di Messina, Catania, Palermo ed Enna, rappresentano infatti un ricco caleidoscopio di biodiversità autoctona in cui è presente una molteplicità di cultivar di pregio, espressive di alta qualità organolettica, nutraceutica e salutistica.