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Assosementi: l'innovazione vegetale valida soluzione per la tutela del pianeta

La modifica della direttiva 2001/18/CE per consentire ai ricercatori e al settore sementiero di sfruttare le potenzialità delle New Breeding Techniques (NBTs) sarebbe una prima reale azione per difendere il nostro Pianeta. E' l'appello lanciato da Assosementi, l'associazione che riunisce le aziende sementiere italiane, in occasione dell'Earth Overshoot Day, la data in cui la richiesta annuale di risorse da parte dell'uomo supera quella che gli ecosistemi terrestri sono in grado di rinnovare in quell'anno e che il Global Footprint Network ha proclamato per la giornata di oggi.

"Il tema della tutela dell'ambiente è di grande attualità negli ultimi mesi, eppure dal dibattito resta spesso escluso l'impatto che le NBTs potrebbero avere nella difesa del nostro Pianeta – ha dichiarato Giuseppe Carli (in foto), presidente di Assosementi - I benefici sono potenzialmente enormi, perché permetterebbero di velocizzare l'innovazione vegetale, senza la quale, secondo uno studio diffuso dalla piattaforma tecnologica europea 'Plants for the future', l'Europa negli ultimi 15 anni avrebbe avuto bisogno di altri 19 milioni di ettari per produrre la stessa quantità di cibo; riconvertire in campi coltivati una simile superficie di foreste, aree umide e altri habitat, significherebbe rilasciare 3,4 miliardi di tonnellate di CO₂, ovvero la stessa quantità di gas serra emessa ogni anno da un Paese come l'Olanda".

"Una maggiore sostenibilità delle produzioni agricole è uno dei principali risultati che promettono di garantire queste nuove tecniche, in grado di mettere a disposizione degli agricoltori varietà che necessitano di minori risorse idriche, fertilizzanti e fitofarmaci. Senza contare i vantaggi anche per i consumatori che troverebbero sulle loro tavole cibi più nutrienti. Con l'attuale direttiva tutto questo rischia di rimanere un miraggio, perché ci è impedito l'accesso a strumenti innovativi su cui possono invece contare i concorrenti extra-europei, che stanno rapidamente guadagnando terreno in termini di competitività" ha aggiunto Carli.

"Il paradosso è che la sentenza della Corte di Giustizia Europea ha incluso le New Breeding Techniques in una direttiva che risale al 2001, quando i moderni metodi di mutagenesi neppure esistevano. Il genome editing non può in alcun modo essere accomunato al transgenico e consente di produrre in tempi molto più veloci le stesse mutazioni che si verificano spontaneamente in natura. Un quadro normativo chiaro e coerente rappresenta dunque un passo fondamentale per permettere alla nostra agricoltura di non rimanere indietro e di innovare per prendersi davvero cura del Pianeta e dei consumatori" ha concluso Carli.

Data di pubblicazione: