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Pesche e nettarine di qualita' spuntano prezzi dignitosi

Basta lamentarsi, e' ora di fare le scelte giuste

La crisi non è di mercato, ma di produzione. La qualità media non è allineata alle richieste di chi acquista. Occorrono strategie unitarie e condivise per eliminare dal mercato il prodotto grandinato e la seconda.

Sono alcuni dei concetti espressi da Leonardo Odorizzi, produttore del veronese, sull'attuale situazione drupacee. "Quando la qualità c'è, il prezzo delle pesche e nettarine nell'imballo 40x60 supera l'euro al chilogrammo. Non è una cifra da disprezzare, in questa annata. Ma quando si sente parlare di prezzi al di sotto dei costi di produzione, di quale prodotto parliamo? Di che calibro? Con quale grado Brix?".

Il concetto che il prodotto di elevata qualità ottiene prezzi discreti, è stato affrontato in altri articoli (cfr. FreshPlaza del 2/07/2019). Ma quando la media della produzione ha un calibro basso e il meteo non aiuta a raggiungere un °Brix minimo, i prezzi ne risentono, specie in anni di produzione elevata.

"L'offerta italiana quest'anno è per lo più di scarsa qualità: la pezzatura non è allineata alle richieste del mercato e ci troviamo in concorrenza con nazioni ben organizzate come la Spagna, che sono in grado di offrire produzioni in maniera continuativa e omogenea, senza grosse differenze".

Nettarine quotate al mercato di Bologna a oltre 1 euro/kg, lunedì 8 luglio 2019

Un problema italiano per le drupacee, ad esempio, è dato dalla diversità. Se pesche e nettarine fossero ben identificate come regione di produzione, la diversità costituirebbe un valore aggiunto. Invece, specie la GDO, tende a uniformare tutto e il consumatore, da un giorno all'altro, si trova pesche e nettarine completamente diverse senza che nessuno gli abbia spiegato il perché.

La differenza climatica, di terreni, di latitudine e di esposizione di ogni zona produttiva conferisce alle varietà sapori e gusto (se si raccoglie al momento giusto) diversi a seconda della zona di produzione. Tutte informazioni che il consumatore dovrebbe conoscere per capire e poi scegliere. Invece viene lasciato nell'ignoranza, con il risultato di un calo dei consumi.

"Secondo me - conclude Odorizzi - è ora di smettere di lamentarsi ed è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e provare a riassettare la produzione, cercando varietà adatte a ogni territorio, raccogliere al momento giusto, fare scelte agronomiche che migliorino il calibro e il sapore, togliere la seconda e i calibri più piccoli dal circuito di vendita. La crisi non è di mercato, ma di produzione".