Il lavoro manca perché ce lo rubano i robot. O forse i robot arrivano dove non ci sono i lavoratori (pagati poco). Trovare una risposta non è mica semplice, ma leggendo un reportage di John Seabrook per il New Yorker il dubbio viene. L'articolo, intitolato "The Age of Robot Farmers", è il racconto di come l'automazione stia arrivando nei campi, tra tecnologia, investimenti, migranti, paghe magre e cattive abitudini.
L'automazione non è certo una novità in agricoltura, ma fino a ora ha riguardato soprattutto alcune colture come mais, frumento, soia, riso, cotone. Altre, invece – come fragole o mele - sono rimaste attività manuali. La ragione è semplice: il raccolto richiede delicatezza, capacità di distinguere il giusto grado di maturazione e tecnologie specifiche. Quello che va bene per l'uva non è adatto alle arance. Adesso però c'è un set di innovazioni che potrebbe cambiare le cose: intelligenza artificiale, robotica, big data, Gps, visione artificiale, droni.
contadini robot
Wish Farms è una dei più grandi produttori statunitensi di fragole. Nei suoi campi in Florida, Gary Wishnatzki (il proprietario) ci lavora dagli anni '70, come prima di lui avevano fatto il padre e il nonno. Nel 2013, ha fondato con Bob Pitzer (uno che con la terra non c'entrava molto, visto che lavorava in Intel) Harvest Croo, una società che sta creando un robot-contadino: lo hanno chiamato Berry. Il suo sviluppo è costato, fino a ora, più di 10 milioni di dollari: investimenti propri, ma anche degli altri produttori. Perché se ci sarà un robot capace di raccogliere fragole, non sarebbe un vantaggio solo per Wish Farms.
Clicca qui per leggere di più.
Fonte: Agi