Con l'inizio di giugno 2019, sembra chiudersi quella lunga parentesi di forte instabilità climatica che ha caratterizzato il mese di maggio, con temperature nettamente al di sotto della media, elevata piovosità e fenomeni grandinigeni. CSO Italy ha quindi provveduto ad aggiornare le prime stime di previsione elaborate attorno al 20 di aprile e presentate al convegno di Europech, anche per stimare gli eventuali danni causati dall'andamento climatico.
A fine aprile, dopo un 2018 che aveva visto produzioni particolarmente contenute nei diversi areali, si stimava per il 2019 una ripresa produttiva piuttosto importante, che riportava i volumi disponibili su buoni livelli in tutti i bacini produttivi.
L'aggiornamento condotto di recente relativo alla produzione totale, non sembra modificare in maniera considerevole le prime stime, con un'offerta complessiva che si porta sulle 275.000 tonnellate, -4% rispetto alle stime iniziali, +29% sul deficitario 2018 e -9% se il confronto viene fatto con le produzioni record del 2017.
A questa data, si conferma infatti l'aumento produttivo in Emilia-Romagna derivante da maggiori rese rispetto allo scorso anno, cui si aggiunge l'entrata in produzione di una discreta quota di impianti giovani e pertanto l'aggiornamento porta solo a una lieve riduzione dell'offerta totale. Lo stesso andamento è osservabile nelle altre regioni del Centro-Nord Italia.
Nel Meridione sono stati rivisti al ribasso, rispetto alle previsioni di aprile, i quantitativi in raccolta in Basilicata, per perdite di prodotto causate dalla grandine che ha interessato la regione, ma anche in Calabria e Puglia sempre per problemi climatici.
Molto più pesante è stato l'impatto del clima anomalo sulla produzione se si fa riferimento alla sola produzione destinata al fresco. L'eccezionale anomalia climatica che ha interessato tutta la penisola durante maggio ha infatti condizionato le ultime fasi dello sviluppo dei frutti e l'andamento delle raccolte delle varietà a maturazione più precoce. Di conseguenza, per le varietà di inizio stagione è stata rilevata una maggiore incidenza percentuale di prodotto destinato all'industria o addirittura non raccolto.
In termini generali, se viene considerato solo il prodotto destinato al fresco (escludendo la destinazione industriale e il non raccolto), la disponibilità di albicocche quest'anno potrebbe essere solo di qualche punto percentuale superiore a quella del 2018.
La quota destinata all'industria o non raccolta incide notevolmente soprattutto nelle regioni del sud, dove si pone largamente al di sopra della norma, ma seppur in modo meno impattante, è significativa anche al Nord.
Le stime sulla produzione commercializzabile dovranno necessariamente essere verificate a consuntivo, in quanto non è possibile attualmente prevedere l'evoluzione dal punto di vista qualitativo dell'offerta non ancora in raccolta da qui al termine della campagna.
In ogni caso, con tutte le attenzioni necessarie alla valutazione delle stime, ad oggi possiamo prevedere una produzione destinata al fresco del 3% superiore a quella dell'anno precedente.
E' importante rimarcare che da questo momento in avanti il prodotto tende già a mostrare un netto miglioramento dell'aspetto qualitativo da tutte le maggiori aree di produzione e gli operatori stimano una situazione che andrà a normalizzarsi per le varietà a maturazione medio-tardiva.
Export delle albicocche italiane e degli altri Paesi europei
A livello europeo, l'export di albicocche nell'ultimo decennio ha evidenziato un trend in aumento. Il quantitativo di albicocche esportate in Europa è quasi sempre aumentato nell'ultimo decennio. Il forte impulso in questo senso è promosso in particolare dalla Spagna e in misura inferiore dall'Italia, essendo in questo caso maggioritaria la quota di prodotto venduta sul mercato interno.
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Nel corso del 2018 la Spagna ha raggiunto il nuovo record in termini di spedizioni verso l'estero con quasi 110.000 tonnellate, in concomitanza con il momento di maggior disponibilità di albicocche prodotte; in controtendenza gli altri Paesi europei in virtù del deficit produttivo dello scorso anno, con la sola Grecia che mostrava una movimentazione sostanzialmente costante sul 2017. L'Italia al contrario scendeva da circa 45.000 tonnellate raggiunte dall'elevato 2017 a meno di 27.000 tonnellate del 2018, mentre ancor più negativo l'andamento dell'export francese, passato da oltre 56.000 tonnellate a poco più di 28.000 tonnellate del 2018 (il minimo dello storico recente).
Le esportazioni di albicocche della sommatoria dei principali Paesi produttori europei (Italia, Spagna, Grecia e Francia) sono passate da circa 120.000 tonnellate di 10 anni fa a quasi 190.000 tonnellate del periodo 2016-2018 (+58%). La movimentazione complessiva del 2018, pari a quasi 190.000 tonnellate è risultata inferiore rispetto al record 2017 del 13%.
Per il 2019, in funzione della più limitata offerta spagnola a causa dei danni da gelo nella regione Murcia, ci si attende una minore presenza di merce dalla Spagna sui mercati esteri.
Fonte: CSO Italy per FreshPlaza.IT