Noi produttori dell'Emilia Romagna possiamo scrivere nelle etichette e nelle confezioni che le pesche che produciamo provengono dalla nostra regione? Oppure dobbiamo nasconderlo? Se lo chiede l'operatore Massimo Scozzoli di Forlì, dopo che lo scorso anno vi erano state polemiche e controlli sul questo tema dell'esclusività da parte del Consorzio Pesche e Nettarine dell'Emilia Romagna IGP.
"In un inizio annata complicato come questo - dice Scozzoli - credo sia doveroso scrivere che produciamo pesche e nettarine in Emilia Romagna. Anzi, nel mio caso, in Romagna. Mi pare ci sia una legge che obbliga a indicare la provenienza. Io non faccio parte del Consorzio IGP e quindi mai e poi mai metterei quel marchio, ci mancherebbe. Però se ho avuto la fortuna di nascere e produrre in questo territorio, credo di avere il diritto di poterlo comunicare ai miei potenziali consumatori".
Scozzoli dichiara inoltre di essere arrabbiato perché pesche e nettarine sono comunicate ai consumatori come 40 anni fa, vale a dire come frutto da fine pasto. E, non a caso, i consumi stanno diminuendo. "Una mia amica che abita negli Stati Uniti, a Miami - spiega - pochi giorni fa mi ha detto che dalle sue parti le pesche vengono consumate in insalata. Certo, occorrono varietà adatte, non troppo dolci e con la consistenza adatta, ma lo si fa".
"Non solo: un frutto del genere può essere accompagnato in tanti modi. Con uno chef abbiamo effettuato una prova con ricotta, cetriolo condito con olio extravergine, pepe, sale e pesca gialla. Sono rimasto esterrefatto dall'abbinamento. Però non posso essere io, semplice agricoltore, a portare avanti queste cose. Servono campagne di comunicazione serie, non regalare in spiaggia le pesche 4 volte durante l' estate. Sono attività promozionali stile anni '90, fini a se stesse e che non servono a nulla. Dato che si ottengono contributi pubblici per fare comunicazione, credo che ci si possa impegnare di più con la fantasia per far crescere tutto il comparto".