Il Regno Unito, in particolare per le uve senza semi, è un mercato di riferimento. Negli anni non c'è stato un grosso cambiamento, in quanto le seedless erano già lo standard. Ne abbiamo parlato con Maurizio Ventura, licensing manager Europe per SunWorld International, analizzando anche quanto accaduto in Italia.
"Nel Regno Unito, a livello distributivo, si è registrato un grande avanzamento dei canali discount, come Lidl e Aldi, che si sono accaparrati grosse fette di mercato. Ma anche questi hanno continuato a vendere uve senza semi, seguendo la richiesta in arrivo", dichiara Ventura.
In Italia, negli ultimi vent'anni, a livello varietale c'è stato un passaggio da una non accettazione delle uve senza semi a un surplus di produzione, secondo quanto riferito dal manager. "Le nuove cultivar licenziate negli ultimi anni sono molto più fertili rispetto a quelle di vent'anni fa. E' un fattore al quale i produttori non erano abituati, ma la qualità è migliorata molto".
"Nel corso del Global Grape Summit è scaturito che esistono 85 varietà di uva da tavola. E allora come si fa a non confondere il consumatore? Da un lato c'è la tendenza ad appiattire il prodotto sulla dimensione commodity: uva nera, bianca o rossa, nonostante la licenza dia la possibilità di distinguere le singole varietà. Questo funziona per la maggior parte delle cultivar. Dall'altro lato, esistono uve che si differenziano in termini di sapore, riuscendo a caratterizzarsi e ad emergere".
Un esempio è la Sable Seedless. "E' una varietà molto aromatica, una di quelle che in teoria non sarebbe adatta al mercato inglese e a quelli del Nord Europa, che prediligono sapori neutri. Nella pratica, però, è proprio in questi mercati che si stanno affermando tali uve. E' un dato importante, perché tendiamo in tutti i settori a escludere delle opzioni, semplicemente perché ancora nessuno le ha vagliate. Il consumatore inglese, per esempio, non conosceva la Sable Seedless o la Cotton Candy, ma quando ha avuto modo di provarle, ha dato loro il valore che meritavano".
Nel panorama mondiale, l'Italia arriva da una condizione un po' particolare. "Nel nostro Paese, c'è una percentuale elevata di cultivar Italia rispetto ad altre uve. Ma con il passare del tempo le uve senza semi si sono ritagliate una nicchia sempre maggiore, in quanto è aumentata la richiesta da parte dei mercati. E i produttori non abituati si ritrovano ora a vivere una fase di cambiamento. Un momento di crisi, che porta coltivatori e commercianti a interrogarsi sul fatto di passare o meno alle uve senza semi, in quanto la richiesta di quelle con seme flette sempre più".
Secondo Ventura, in Italia l'uva con seme non sparirà ma rimarrà solo quella di alta qualità. E, in riferimento al momento di crisi, dichiara: "In Regno Unito, America e nei mercati che consumano uve seedless, questa fase è avvenuta 40 anni fa. Se sono sopravvissuti loro, possiamo farlo anche noi".
Sun World Innovations e The London Produce Show and Conference
Sun World Innovations sponsorizza da sempre il The London Produce Show and Conference. "Non esistevano fiere di riferimento per l'ortofrutta, in precedenza, in questa nazione. E' un format nel quale abbiamo creduto: incontri veloci, stand molto piccoli, non dispersivo, molto focalizzato sul B2B. Il primo anno sembrava una cosa strana; oggi siamo tutti abituati al nostro calendario di appuntamenti. E' un incontro tra clienti (prevalentemente supermercati e importatori) e fornitori", conclude Ventura.
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