Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Filiera agrumi siciliani: serve piu' trasparenza per garantirsi il mercato nel 2020

Una campagna commerciale disastrosa: iniziata male e finita peggio! Proprio all'inizio della stagione 2018/19 degli agrumi siciliani, Salvatore Imbesi - pioniere di numerose battaglie politiche sulla tracciabilità di filiera degli agrumi siciliani - aveva rilasciato a FreshPlaza dichiarazioni forti, riprese in questi giorni anche da un prestigioso settimanale a tiratura nazionale.

Ciò in merito alle dinamiche di mercato che caratterizzano un comparto dove si lavora in perdita, con una totale deregolamentazione nel commercio delle commodity. (Vedi articolo correlato)

"Oggi, a fine campagna commerciale, si raccolgono i frutti nefasti di un'intera filiera - sia la parte agricola sia quella industriale - che ha perso potere, lavorando in perdita, sebbene in Sicilia non ci fosse surplus di prodotto. Ciò sia per il prodotto fresco che per gli agrumi destinati all'industria di trasformazione. Ad aggravare la situazione, anche il crollo generale del prezzo degli oli essenziali di agrume, a causa di un'iper-produzione di prodotto proveniente dal Sud America in virtù del clima favorevole, con conseguente incremento delle rese produttive, e dei minori consumi".

"Questi fattori – precisa Imbesi - non dovrebbero incidere sulle nostre produzioni né tantomeno condizionare la prossima campagna 2020, considerate le caratteristiche nobili del nostro prodotto ottenuto dalla trasformazione di Agrumi Italiani con un valore aggiunto derivante da rigidi disciplinari di produzione e controlli sui trattamenti fitosanitari. Presupposti che, nel sistema globale della contrattazione internazionale, purtroppo, perdono valore, ferma restando la richiesta delle multinazionali circa la dichiarazione di provenienza di prodotto da riportare in etichetta (derivati di agrumi Italiani)".

"Purtroppo assistiamo costantemente alle prediche di politici di turno, presidenti di associazioni e di tutela dei consumatori sul fatto che dobbiamo garantire ai lavoratori della filiera dignità e sicurezza sul posto di lavoro, aumento del salario minimo ecc.. Il problema è: chi garantisce al produttore il recupero dei costi sostenuti per ottenere la certezza di un prezzo remunerativo? Senza trasparenza, come noto, gli ingranaggi della filiera si inceppano, con la conseguenza che la filiera - pur di non affondare - lavora sotto costo, spingendo sempre più giù anche le condizioni di lavoro".

"La campagna agrumaria 2018/19, sebbene caratterizzata da pochi volumi, ha visto stipulati tanti contratti a prezzi inferiori ai costi di produzione che, come era prevedibile, molte aziende non sono state in grado di rispettare, anche pagando la frutta a prezzi maggiori.   Perché i limoni destinati alla trasformazione hanno subito un drastico taglio del prezzo del 50%? Non certo per parametri di qualità, ma semplicemente per via del surplus di produzione di altri Paesi che ha fatto crollare i prezzi ma, ribadisco, non la vendita dei quantitativi di succo italiano".

Impianto di estrazione di oli essenziali di agrume

"Sono anni che tengo alto il nome del comparto – precisa Imbesi - di cui rappresento una storia famigliare che parte dai primi del Novecento. Esco momentaneamente dal sistema produttivo - anche perché fortemente contrastato dal settore industriale - pagando un prezzo altissimo in nome di una battaglia che non si ferma! E che intendo proseguire accanto alle numerose persone che, come me, non si rassegnano a voler navigare nel torbido". 

"Sono tanti i produttori o semplici cittadini illuminati che lottano per far emergere un settore certificato e trasparente, che bisogna sostenere dal basso. Innanzitutto monitorando e certificando flussi e volumi di prodotto; stabilendo quindi prezzi minimi coerenti con i costi di produzione e le reali quantità. Unica soluzione per ridare respiro alle aziende in crisi, ma anche speranza ai nostri figli per un mondo migliore, dove è possibile spezzare i rapporti di forza insiti in un sistema dove vince sempre chi è più forte".

"Nel caso specifico, per il comparto industriale – conclude  Imbesi - i rapporti di potere veicolati dalle aziende che acquistano semilavorati per la Gdo. Il futuro è nelle mani del piccolo produttore - mi viene da dire con un pizzico di lungimiranza - non nella Gdo. Mai mi stancherò di dire che la Gdo non è la soluzione al comparto agrumicolo, caso mai è parte del problema. Tutto il resto solo operazioni di marketing, di fanta-politica dove a rimetterci  sono sempre i piccoli produttori della pregiata arancia rossa di Sicilia".