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Conserve di pomodoro siciliane in Cina: se ne parla concretamente

Il mercato cinese diventa sempre più motivo di interesse per l'imprenditoria agroalimentare italiana. All'origine dell'apertura reciproca vi è da una parte l'esigenza di servire nuovi mercati capaci di assorbire le eccellenze italiane a un prezzo adeguato, mentre dall'altra entrano in gioco l'ostentazione di una capacità di spesa cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni. Altro fatto rilevante è la sicurezza alimentare che l'industria agroalimentare italiana è in grado di garantire e che rappresenta per il consumatore cinese un grandissimo valore aggiunto, praticamente fondamentale.

Irene Pivetti (sulla sx.), assieme a una delegazione cinese, in visita allo stand della Coop. siciliana Donnalucata, in occasione di Macfrut 2019.  Paolo Ficili, (terzo da sx.) è il presidente della Cooperativa. 

Con l'obiettivo di portare a compimento le intenzioni, durante Macfrut 2019 si è svolta la visita di Irene Pivetti, noto volto italiano, presso lo stand allestito dalla Cooperativa Donnalucata.

La cooperativa, specializzata nelle forniture di ortaggi per la GDO nazionale ed estera, rappresentata dal presidente Paolo Ficili, ha ricevuto la visita della Pivetti, accompagnata da una delegazione di produttori provenienti, appunto, dalla Cina.

Da anni, Irene Pivetti si occupa dello sviluppo dell'interscambio di merci tra Cina e Italia, stringendo rapporti di collaborazione tra enti governativi, produttori cinesi e realtà industriali e agricole italiane. Ed è proprio nell'ottica dello sviluppo del made in Italy che si è legata la visita allo stand della cooperativa siciliana.

"L'incontro ha visto la possibilità di stringere un rapporto per le esportazioni di conserve di pomodoro siciliano in Cina e in particolare nello stato sud orientale del Sichuan - ha detto Paolo Ficili - Abbiamo convenuto sul fatto che realtà tutto sommato piccole come la nostra possono ipotizzare l'export in Cina solo ed esclusivamente di prodotti di alta e altissima gamma. Cionondimeno, dati i numeri comunque giganteschi del mercato della Repubblica Popolare Cinese, sarebbe auspicabile una maggiore concentrazione del prodotto, facendo rete, magari sotto un unico marchio, che possa evidenziare in maniera univoca la sicilianità del prodotto".

"Il potenziale della Sicilia è ancora largamente inespresso e dobbiamo renderci conto – ha proseguito Ficili – che solo facendo squadra possiamo riuscire nell'intento di agganciarci a mercati che non aspettano altro che i nostri prodotti: sani, genuini e soprattutto buoni. Si tratta di soddisfare una domanda che richiede un management qualificato e, prima ancora, l'abbandono di logiche individualiste che non portano da nessuna parte. La Cina, ricordiamocelo, anche per la fascia di nicchia, ha bisogno di numeri importanti".