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Gli effetti della conservazione senza etossichina

Le pere perdono consenso e produzione: l'analisi di un esperto

Il comparto delle pere sta attraversando anni difficili, sia per problemi produttivi, sia di mercato. E anche legati alla conservazione del prodotto. Carlo Alberto Roncarati, produttore di pere del ferrarese e personaggio di spicco del mondo economico, imprenditoriale e sindacale non solo a Ferrara ma anche a livello nazionale, propone una disamina dell'attuale situazione.

Foto d'archivio

"Sul fronte commerciale delle pere - scrive Roncarati - siamo in costante discesa, stante la concorrenza di un'offerta variegata che in ogni stagione attrae maggiormente il consumatore, ma - soprattutto - perché il frutto non presenta più le storiche caratteristiche di dolcezza e succosità che lo hanno reso gradito in passato".

"E' la conseguenza, drammatica, della proibizione a livello europeo dell'Etossichina, un principio attivo che lasciava inalterate le caratteristiche organolettiche della pera, eliminato senza che fosse disponibile un idoneo sostituto. Anche perché le grandi case non sono interessate a investire in ricerca in un settore residuale".

Carlo Alberto Roncarati in una foto d'archivio

"E' stato così impiegato un prodotto già usato per la conservazione della mela, che però nella pera ha l'effetto di bloccare pressoché irreversibilmente la trasformazione degli amidi in zuccheri , consegnando al consumatore finale un frutto anonimo, legnoso e del tutto privo di succo, che pur nel caldo ambiente domestico non matura mai. Non c'è da stupirsi allora se le massaie, mia moglie fra queste, stanno voltando le spalle alla pera".

Foto d'archivio

La proibizione dell'Etossichina ha rappresentato un punto di svolta, con pesanti contraccolpi e che, "nel breve tempo potrà assumere effetti drammatici, portando a una progressiva, drastica riduzione delle superfici di un comparto rilevante per l'economia agricola regionale e nazionale".

Roncarati dice che, come è accaduto in Francia, dove molte delle varierà oggi coltivate e la stessa Abate Fetel sono nate, entro breve potrebbero restare pure in Italia solo le spoglie di quella che è stata, per circa un secolo, una coltivazione "storica" ed economicamente rilevante per l'Emilia Romagna.

"E' ancora possibile bloccare la deriva? Lo spererei - aggiunge Roncarati - ma questa è una ipotesi da "Poteri Forti" e lascio il campo a chi abbia voglia di accettare la sfida".

In merito alle previsioni in campo per quest'annata 2019, Roncarati è meno ottimista (cfr. FreshPlaza del 20/05/2019). "Per principio ritengo rispettabili tutte le opinioni, in particolare quando provengono da un personaggio competente e profondo conoscitore del settore e del mercato come Luca Granata, ma sulla base di ciò che risulta al sottoscritto, sia per esperienza personale, sia per ciò che ogni giorno riferiscono decine di colleghi produttori, nonché diversi tecnici con cui ho occasione di rapportarmi, la situazione sembra essere ben diversa. E, quantomeno nell'areale alto ferrarese e zone limitrofe di Modena e Bologna, le pere sugli alberi sono davvero merce rara".

"Ammetto che stimare oggi quale sia il reale calo produttivo sia difficile, ma con il supporto dell'esperienza e del buon senso, credo che il danno sia rilevante, molto oltre le soglie ottimisticamente indicate".

"A Ferrara, le Associazioni si sono mosse tempestivamente sulla base di molteplici segnalazioni dei loro aderenti, indicando alla Regione la situazione e chiedendo di attivare verifiche tese ad accertare se sussistano gli elementi per decretare lo "stato di calamita", condizione indispensabile per poter attivare interventi di sostegno - necessari e urgenti - a un settore già alle prese con svariate problematiche che spaziano dai problemi entomo-fitopatologici (cimice, alternaria, stenphilium, colpo di fuoco, valsa), fino a quelli di mercato, stante la concorrenza sugli scaffali di prodotti alternativi provenienti da tutto il mondo, fattori che rendono estremamente difficile produrre reddito per il coltivatore", conclude Roncarati.