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Le specie più esposte sono i limoni e le cultivar tardive di arancio e mandarino.

Allarme CBS: le conseguenze potrebbero essere devastanti per l'agrumicoltura italiana

E' allarme CBS in Europa! Da più parti vengono invocate misure di contenimento delle importazioni per scongiurare il peggio. L'unica soluzione sembrerebbe effettivamente quella di bloccare le importazioni (cfr. precedente news).

Si registrano circa 90 intercettazioni in poco più di due anni, provenienti perlopiù da Argentina, Brasile e Sudafrica, ma anche da altri Paesi degli stessi continenti e dall'Asia, dove il fungo è presente (Banca dati EUROPHYT). Le recenti intercettazioni di frutti infetti provenienti dalla Tunisia, 6 su arance e una su limoni, sono un campanello d'allarme che richiede la messa in atto di tutte le misure preventive possibili nel controllo dei frutti d'importazione.

Per capire meglio cosa sta accadendo da noi in Italia, abbiamo contattato il Servizio Fitosanitario Regionale (SFR) della Sicilia che, al momento, non ha rilevato la presenza del fungo.

"Da anni effettuiamo regolari monitoraggi negli agrumeti, nei magazzini e nei mercati, oltre che nei punti di entrata (alle frontiere - ndr) – ha commentato Rosario D'Anna, dirigente presso il SFR – per scoprire eventuali focolai di questa e altre fitopatie. Controlliamo scrupolosamente le poche importazioni di agrumi che transitano dalla Sicilia, considerando che la maggior parte delle importazioni di agrumi avvengono attraverso altre regioni e altri stati membri dell'Unione".

Rosario D'Anna

"Ad oggi - continua l'esperto - non abbiamo trovato focolai del parassita ma è chiaro che la malattia si sta avvicinando sempre di più al nostro Paese, considerato che le recenti intercettazioni riguardano frutti provenienti da un'area di produzione molto vicina a noi anche dal punto di vista pedoclimatico. La massima protezione per i nostri agrumeti si raggiungerebbe con il divieto di importazione dai Paesi dove si trova la malattia o dai quali sono state intercettate partite di merce infetta".

Un messaggio chiaro e forte, quello di D'Anna, che non ammette interpretazioni e tergiversazioni. Adesso la palla è nelle mani del Mipaaft e dell'Ue che non dovrebbero perdere tempo nell'adottare ogni provvedimento utile a contenere un problema che rischia di distruggere un intero comparto.

A darci ulteriormente la dimensione del fenomeno è Vittoria Catara, docente di patologia vegetale presso l'UniCT la quale riferisce "come dal 2017 al 2019 sono state intercettate diverse partite di frutti infetti da Phyllosticta citricarpa (anche conosciuta con il nome di Guignardia citricarpa), agente della macchia nera degli agrumi (Citrus Black Spot-CBS) prevalentemente arance e limoni ma anche mandarini, pompelmi e pomeli".

Vittoria Catara

"Quanto accaduto deve anche richiamare l'attenzione su tutti gli altri patogeni che potrebbero entrare nei Paesi EU attraverso i frutti - chiarisce la docente - quale che sia la provenienza, onde evitare che triangolazioni messe in atto da importatori non professionali possano eludere le verifiche di legge".

"Dai risultati delle analisi del gruppo di esperti sulla Salute delle piante dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) - prosegue Catara - emerge che le condizioni climatiche in molte aree agrumicole del Mediterraneo (fra queste l'Italia) sono conduttive per l'insediamento di P. citricarpa. La malattia, inoltre, può avere un lungo periodo di latenza, ossia il fungo può conservarsi nelle foglie cadute a terra e le lesioni potrebbero essere confuse con quelle di altri patogeni".