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Catasto si' o no? Dubbi e certezze dopo le polemiche scatenate da Report

Ancora commenti sulla trasmissione Report di lunedì scorso. In particolare, alcuni agricoltori intervistati avevano sottolineato che basterebbe organizzarsi meglio e forse non sarebbe necessario stanziare altri fondi per realizzare un catasto nazionale. Tutti comunque concordano sul fatto che i pochi minuti di trasmissione non abbiano fatto altro che dare una brutta immagine del settore ortofrutticolo italiano (cfr. FreshPlaza del 9/04/2019).

"La mappatura aziendale è già conosciuta - spiega Massimo Scozzoli che è stato anche intervistato dalla giornalista di Report - in quanto ogni azienda ortofrutticola è obbligata a tenere il quaderno di campagna dove sono riportate tutte le varietà, superfici, anno di impianto. E' indispensabile averlo, perché è obbligatorio registrare ogni trattamento e fertilizzazione effettuata specificatamente per ogni varietà".

In Emilia Romagna, così come in altre regioni centro-settentrionali, l'organizzazione è capillare e supera anche il 70% delle aziende. Ma non è così in tutta la penisola. Fra l'altro, dato che nel sud d'Italia le superfici sono in crescita, è più difficile avere il polso di una situazione che cambia, visto che molte imprese non aderiscono a nessuna OP.

"Non credo serva stanziare 5 milioni di euro - dice Scozzoli - dato che i registri di campagna sono pubblici e possono essere richiesti in qualsiasi momento".

Al di là della trasmissione, alcuni operatori si sono confrontati in generale sull'utilità o meno di un catasto nazionale; qualcuno sostiene che forse non sarebbe poi così utile crearlo..

Stefano Rivalta, produttore, afferma "Domandiamoci a chi serva e a cosa serva il catasto. Serve alle OP per la programmazione o per regolare l'offerta rispetto alla domanda? Assolutamente no, perché non più del 40 per cento della produzione nazionale è associata e le OP vanno ognuna per la propria strada e ogni gruppo per conto proprio. Serve per essere più forti e competitivi sui mercati? Anche qui direi di no, perché ad oggi non c'è nessuna concentrazione sul fronte dell'offerta".

Allora a chi e a cosa servirebbe? Secondo Rivalta "Serve forse alle associazioni per incassare i diritti del lavoro svolto per il catasto. Interpreto questa esigenza come la saldatura della compattezza esistente fra associazioni e cooperative, alle quali non importa certo del reddito delle aziende. Servirà paradossalmente ai compratori di frutta, per conoscere meglio le nostre produzioni e spendere ancora meno nell'acquisto. Il catasto nazionale, insomma, non ci ridarà potere negoziale".

"Se ci sarà il catasto - conclude - coloro che credono e vogliono un mercato che funzioni, avranno il dovere di divulgare i dati. Intanto, se ci saranno delle produzioni eccedentarie, con la disorganizzazione esistente si venderà tutto e - per la legge della domanda e dell'offerta - i prezzi ne risentiranno".

Le opinioni perciò sono divergenti. C'è anche chi sostiene che, date le produzioni spesso eccedentarie, servirebbe una pianificazione europea sulle drupacee. Avere un catasto nazionale italiano tanto per averlo non serve poi a molto, se non è inserito in un contesto più ampio. Infine, il catasto sarebbe utile nel caso ci fosse un ente superiore in grado di fissare limiti a determinate produzioni, altrimenti rimarrebbe fine a se stesso.