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Catasto, ortofrutta e Report: quando la tv spiega ben poco

Un servizio su Raitre che rimane in superficie e insinua dubbi su un settore che è già bistrattato a sufficienza. Ieri, 8 aprile 2019, la trasmissione Report si è occupata di catasto ortofrutticolo e, soprattutto, dei 5 milioni di euro stanziati dal Governo per la sua realizzazione. 

La giornalista ha intervistato alcuni agricoltori romagnoli: Fabiano Mazzoti, Massimo Scozzoli e Franco Faggioli. Il problema di fondo, che il servizio non è riuscito a far emergere del tutto, è che il catasto esiste già, ma solo per le realtà aggregate, leggasi cooperative e/o OP organizzate e relativi agricoltori aderenti, ma non per coloro che non sono legati a nessuna organizzazione di produttori. 

Fabiano Mazzotti

"Noi agricoltori siamo tenuti a stilare un piano colturale - ha detto Mazzotti - che riporta tutte le superfici, il numero di piante e le varietà che abbiamo in campo. Basterebbe che tutti lo compilassero, e il catasto sarebbe già pronto, senza spreco di denaro pubblico".

Massimo Scozzoli

Ma se un agricoltore non fa parte di una OP, e vende il suo prodotto a intermediari, mercati o per la strada, a chi deve presentare il piano colturale? Difficile che riceva controlli da parte di qualcuno, specie se non chiede nessuno stanziamento comunitario OCM (e, in effetti, non può chiederne, visto che non fa parte di una cooperativa od OP).

L'obbligo di presentare il piano colturale scatta anche nel momento in cui si fa domanda per ottenere il gasolio agevolato. La colpa della mancanza di un catasto nazionale starebbe quindi in quelle Regioni che non sono virtuose come Emilia Romagna, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto, citate tra l'altro dal servizio per essere le principali regioni frutticole d'Italia (il che già la dice lunga su quanto sarebbe invece necessario un catasto nazionale, fosse anche solo per non ignorare il rilievo produttivo delle regioni meridionali d'Italia, NdR).

Ma allora, a che servono questi 5 milioni di euro per il catasto? Il servizio di Report non dà risposte, ma è riuscito perfettamente a insinuare il dubbio che non servano a nulla. Chi ha letto fra le immagini, poteva capire che i fondi pubblici potrebbero servire a finanziare i Centri di assistenza fiscale.

L'agricoltore Cristian Tozzi, della Tozzi Frutta di Forlì, ha creato da poco un gruppo wapp sul tema "Salviamo l'agricoltura italiana", e ha commentato a caldo: "Il catasto in Italia sarebbe ora che venisse aggiornato e messo a punto, da nord a sud. Nella trasmissione c'è stata la testimonianza dei produttori dell'Emilia-Romagna, e sappiamo che per certe cose questa regione è all'avanguardia, ma spesso i problemi dovuti alla mancanza di informazioni sulle produzioni reali derivano dal fatto che, altrove, il catasto è a dir poco lacunoso e ancora da mettere a punto. Quindi, se i 5 milioni stanziati servono ad allineare l'efficienza e l'attendibilità dei catasti frutticoli regionali, ben venga lo stanziamento".

Gianfranco Rambelli, frutticoltore ravennate, è più conciso: "Il catasto in Italia c'è già, visto che dobbiamo stilare il piano colturale tutti gli anni, e quindi in teoria non c'è bisogno di 5 milioni di euro. Poi se non funziona perché il piano non lo si fa, la colpa è solo nostra".