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Un progetto per il recupero dell'antica mela Gambafina

La mela Gamba Fina o Gambafina ha origini a Caraglio (CN), come scrisse il noto prof. Nino Breviglieri nell'Elenco per Provincia delle varietà di mele diffuse fino al 1929, in produzione o non in produzione nel 1948 e preferite nei nuovi impianti (Atti del III Congresso nazionale di Frutticoltura e Mostra di frutta, Ferrara – 9-16 ottobre 1949), e ha ottime caratteristiche organolettiche, di forma e di gusto.

Ha una lunga conservabilità anche fuori frigo, può avere la polpa pigmentata (tendente al rosa), è profumata e gustosa.

Ma allora perché non è mai stata presa in considerazione dalla grande frutticoltura da reddito? Per un semplice, tuttavia, determinante motivo: l'alternanza produttiva. Ossia una produzione frutticola non costante, con anni di raccolto abbondante alternati da anni di raccolto scarso o, addirittura, nullo.

Ciò ha condizionato e bloccato il suo sviluppo colturale per l'ovvio scarso rendimento economico e per la difficoltà di una presenza commerciale regolare.

Tuttavia, dopo una lunga osservazione si è notato che applicando la tecnica dell'innesto intermedio di questa mela, interponendo cioè una varietà di melo Spur fra essa e un portainnesto debole, la pianta acquisisce un portamento più ridotto, compatto e maggiormente gestibile e quindi più adatto a un potenziale impianto moderno.

Ma, ancor di più, ha dimostrato una notevole riduzione del "difetto" della succitata alternanza produttiva, migliorando inoltre la pezzatura dei frutti.

Se poi viene effettuata una lieve potatura estiva, questa induce le gemme, che in quel periodo si differenziano, a produrre maggiormente fiori che legno, con positivo riflesso su produzione e qualità.

Il territorio, la storia, le peculiarità organolettiche, la sapidità, l'aspetto, senza dimenticare che è riconosciuta nell'elenco delle mele autoctone come Prodotto Agro-alimentare Tradizionale (P.A.T.) - nonché il fatto che Caraglio rientra nel territorio considerato dal Presidio Slow Food - la riscoperta delle antiche varietà di mele piemontesi e, ora, la possibilità di una produzione più stabile ed economicamente sostenibile, fanno sì che questa mela possa acquisire un buon valore di mercato.

Fatte queste considerazioni, allora perché non provare a promuoverne il rilancio in ottica si affettiva, ma anche in chiave economica?

Il primo passo consiste nel censimento, in accordo con Slow Food e su base volontaria, delle piante di mela Gamba Fina presenti sul territorio caragliese e della Valle Grana per avere una visione della fattibilità di un vero e proprio progetto di rilancio.

Il secondo passo consisterà, fatte le debite valutazioni, nel promuovere l'incontro con i possessori delle piante censite, al fine di meglio spiegare e sviluppare le finalità del progetto, qui sintetizzate nei concetti di promozione e valorizzazione del territorio, di analisi delle richieste di mercato, e di ipotesi di eventuali scenari futuri in ordine alla creazione di prodotti trasformati.

Per maggiori info:
Lucio Alciati
Tel.: (+39) 348 6729419
Email: Lucio.alciati@libero.it

Data di pubblicazione: