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L'importanza della gestione dei mandorleti

Se fino agli anni Sessanta, l'Italia vantava il primato di coltivazione nel panorama internazionale del mandorlo, a partire dagli anni '70, nonostante i forti incrementi di consumo interno, ha registrato notevoli contrazioni. Tutto ciò si è tradotto in un incremento dell'importazione e in un deficit import/export di centinaia di milioni di euro.

Lo scorso 25 marzo, LaboVivai Roero ha organizzato una giornata tecnica sul mandorlo, dal titolo "Nuove opportunità per il Piemonte", che ha riscosso molto successo da parte di vecchi e nuovi coltivatori. L'incontro si è tenuto presso la Sala Polifunzionale di Baldissero d'Alba (CN).

Tra i relatori, Davide Sacchi (Life Srl) che ha presentato l'attuale situazione del mercato e il dott. agronomo Vito Vitelli, che ha analizzato i principali aspetti agronomici legati al mandorlo e alla sua gestione.

Vitelli ha sottolineato l'importanza della scelta varietale, della preparazione del terreno, del sesto d'impianto e dell'irrigazione. Ma fondamentale è anche la potatura. "Negli ultimi anni, in California e Australia prima e, di recente, in Spagna è stata avviata una pressante ricerca di modelli di mandorlicoltura efficienti e competitivi, al passo con le attuali esigenze della frutticoltura innovativa e del mercato. Gli impianti superintensivi, con oltre 2.500 piante per ettaro, realizzati in molte aree europee, sono sistemi altamente efficienti in termini di produttività e di gestione dell'impianto".  

"A distanza di 7-8 anni però si è notato che in questi impianti superintensivi, dopo una prima fase di elevatissima efficienza, si sono registrati segnali di cedimento in termini di produttività, per effetto degli squilibri strutturali attribuibili agli interventi cesori indiscriminati eseguiti sulla chioma".

"Potare non significa semplicemente tagliare rami per conferire una bella forma all'albero – dichiara Vitelli – Partendo dall'approfondimento dei fondamenti di fisiologia vegetale e dalle conoscenze del portamento (habitus) della pianta, gli interventi cesori devono mirare a un rimodellamento della chioma al fine di assicurare un giusto equilibrio tra attività vegetativa e sviluppo dei rami predisposti alla fruttificazione". 

Secondo Vitelli, in Piemonte è possibile intraprendere una mandorlicoltura funzionale, in particolare nelle zone vocate ben esposte. "Il mandorlo tollera bene gli inverni freddi ma è necessario comunque fare attenzione nel periodo di fioritura. In questo senso aiuta scegliere cultivar che fioriscono in maniera tardiva ed evitare zone dove c'è una forte presenza di nebbie durante il periodo di impollinazione".

La giornata è poi terminata con una visita guidata a un giovane mandorleto della LaboVivai Roero, dove Vitelli ha illustrato le operazione da effettuare per far sì che il mandorlo risulti produttivo.