Per trovare la risposta al perché le arance rosse siciliane non giungano al mercato giapponese, abbiamo interpellato Yoshinori Ishikawa (nella foto qui sotto), manager della H & F International, società impegnata nel commercio ortofrutticolo, con sede a Tokyo.
"Ho ancora un ricordo molto chiaro del momento in cui, l'anno scorso alla fiera Fruit Logistica di Berlino, ho assaggiato quelle arance dal sapore unico - ci ha detto il manager giapponese - erano le arance rosse siciliane. Mi ero diretto verso uno stand affollato, dove la gente compiaciuta assaggiava qualche spicchio di arancia rossa, nello spazio dell'azienda di Alessandro Barbera, produttore di frutta di alta qualità tipica del territorio siciliano, situata ai piedi del Vulcano Etna".
"Tanta gente, in Giappone, non ha mai provato il sapore delle arance rosse fresche - ha proseguito il manager - anche se recentemente è possibile vedere sul mercato succhi, cocktail e lattine al gusto di arancia rossa. Tuttavia, se volessimo mangiare delle arance rosse fresche, saremmo costretti ad acquistare quelle locali a prezzi elevatissimi, coltivate su un'area di 14 ettari provenienti dalla provincia di Ehime".
Dalle parole di Ishikawa emerge come il mercato nipponico delle arance rosse sia davvero ancora tutto da esplorare e con potenziali enormi per i produttori italiani di questo particolare agrume.
"L'età della popolazione è uno dei principali problemi con cui l'agricoltura in Giappone deve fare i conti - prosegue l'esperto - I giovani non vogliono occuparsi in mansioni stancanti e dunque ci si aspetta che il numero dei produttori diminuisca, nel prossimo futuro. La richiesta di prodotti freschi, come le arance rosse, cresce, mentre il numero delle produzioni diminuisce. Perché dunque non dovremmo puntare sui prodotti d'importazione?"
L'arancia rossa di Sicilia
Sulla base degli accordi internazionali tra Italia e Giappone, importare le arance rosse sarebbe anche possibile. E' tuttavia necessario effettuare la procedura di cold treatment in presenza di un ispettore giapponese. Il cold treatment, come per altri Paesi, deve essere effettuato al fine di scongiurare problemi di natura fitosanitaria.
Allo stato, vi sono due opzioni per effettuare tale trattamento:
1- Se il carico è spedito via nave, il trattamento a freddo verrà effettuato durante il viaggio. In questo caso, la presenza dell'ispettore giapponese è prevista solo per il primo carico. Tuttavia, l'estesa durata del tempo di transito non garantirebbe la freschezza delle arance rosse al loro arrivo. Questo è il motivo per cui bisognerebbe puntare sul trasporto aereo.
2- Se il carico è spedito via aerea, è necessario effettuare il cold treatment negli impianti a freddo prima della partenza, sulla base dei parametri descritti nel protocollo. In questo secondo caso, la permanenza dell'ispettore giapponese nel Paese di esportazione è prevista durante tutti i carichi.
Il problema risiede nel fatto che, secondo il protocollo, i costi del soggiorno e il salario dell'ispettore giapponese dovrebbero essere pagati dalla controparte italiana.
Per quanto ne sappiamo, i costi stimati per il soggiorno di un ispettore giapponese dovrebbero essere più o meno di:
- € 4.000,00 al mese (come stipendio)
- € 200,00 al giorno (vitto e alloggio)
- Costi del biglietto aereo
Alessandro Barbera
"Alla luce dei conti, è chiaro come tale business sia poco conveniente - conclude Yoshinori Ishikawa - perché l'invio di qualche carico aereo in Giappone sarebbe troppo dispendioso. La nostra missione rimane quella di arricchire le tavole con frutta e verdura fresche, e così garantire ai Giapponesi un'alimentazione più bilanciata, variegata e salutare".
Certo è che, fatte salve le aziende più strutturate, non tutte le realtà produttive agrumicole italiane posseggono il know how e le attrezzature per il cold treatment. L'export verso il Giappone presuppone, infatti, una congrua preparazione tecnica oltre che burocratica - doganale.