La domanda di mele è sostenuta, il prodotto non presenta nessun tipo di problema in termini di conservabilità e la qualità è molto buona. Tuttavia, le quantità in gioco sono molto elevate e i prezzi risultano di conseguenza non molto soddisfacenti.
E' l'istantanea scattata da Massimo Venturoli, responsabile comparto mele per la ditta Cenerini al Caab, Centro agroalimentare di Bologna. "Non si può certo dire che non vi sia consumo di mele - esordisce Venturoli - almeno per quello che ci riguarda. La risposta c'è e questo significa che il consumo è elevato. La mela, come articolo, è molto richiesto e ciò anche grazie al salto di qualità fatto da molti prodotti a marchio o a club".
L'offerta del prodotto a marchio del produttore è crescente e spunta prezzi sempre superiori rispetto all'indifferenziato. Il packaging, alla fine dei conti, non incide molto, e i dettaglianti acquistano mele riconoscibili in quanto offrono più certezze sul fronte della qualità.
"La confezione che va per la maggiore è la classica padella 30x50. Circa la tipologia più gettonata, il quadro è molto più articolato, al giorno d'oggi, rispetto al passato: la Golden rimane comunque la più venduta, mentre la Stark è in netto calo. Lo spazio lasciato da quest'ultima è occupato dai prodotti a marchio e club".
Venturoli descrive un altro fenomeno che appare in crescita. "Ho numerosi clienti ambulanti che vendono merce al dettaglio nei mercati rionali. Questi acquistano in media 1 ton di mele ogni due giorni. In questo caso si tratta di mele sfuse, in bins, di buona qualità e che in questo periodo si vendono a circa 0,50 euro/kg. Poi loro rivendono, in genere, a 0,99 euro/kg. E le quantità vendute sono davvero notevoli. E' un canale da non trascurare, quello del dettaglio ambulante, che cerca di coniugare al massimo un buon prezzo a una qualità più che discreta".
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