Che negli ultimi anni si stia assistendo a eventi meteo piuttosto estremi, relativamente a una zona temperata come l'Italia, è innegabile. L'interrogativo è se ci si dovrà fare l'abitudine oppure no. Considerate le premesse, è probabile che la risposta sia affermativa.
Alessandra Ravaioli, esperta in comunicazione del settore ortofrutticolo e presidente dell'associazione nazionale Le Donne dell'Ortofrutta, di recente ha presentato alcuni dati secondo i quali il cambiamento climatico provocherà conseguenze anche sulla sicurezza alimentare.
"Specificando che con l'espressione sicurezza alimentare - scrive Ravaioli - si fa riferimento a una situazione in cui tutte le persone hanno accesso fisico ed economico a una quantità di cibo sano e sufficientemente nutriente per rispettare i propri bisogni dietetici. Le potenziali ripercussioni del cambiamento climatico su questo versante riguardano principalmente la gestione dell'acqua e la diffusione di malattie e contaminazioni sui prodotti ortofrutticoli".
L'importanza del comparto ortofrutticolo la si verifica nei numeri: in Europa rappresenta il 21% della produzione agricola, per un valore di 50 miliardi di euro che, se si considera l'intera filiera (trasformazione compresa), arriva a 150 miliardi. Il settore conta 3,4 milioni di aziende.
"E' evidente che dobbiamo sempre più ragionare - aggiunge Ravaioli - in chiave globale su questi problemi. L'agricoltura ha un ruolo sempre più determinante non solo per la nutrizione, ma anche per la salvaguardia dell'ambiente".
Per cercare di difendersi dai cambiamenti climatici, la coltura protetta sta prendendo sempre più piede. Gli andamenti anomali favoriscono anche la presenza e lo sviluppo di insetti fino a oggi poco presenti e con basse soglie di danni.
Le assicurazioni sono uno strumento sempre più importante per garantire il reddito e, anche a livello comunitario e nazionale, vi sono dei Piani assicurativi agricoli.
"Per raggiungere gli standard qualitativi richiesti dai consumatori - aggiunge l'esperta - gli agricoltori vedono aumentare i propri costi, ma il mercato non sembra disposto a remunerare di più le produzioni. Serve perciò una maggiore sensibilizzazione. Occorre comunicare i problemi e portarli alla ribalta nazionale per rendere percepibile ai più il ruolo chiave della produzione vegetale e gli sforzi per fare qualità".
Alessandra Ravaioli conclude che "occorre tutelare il più possibile le produzioni di qualità che abbassano l'impatto ambientale, così da difendere produttori e consumatori".