Gli ultimi giorni, caratterizzati da temperature più che primaverili, con temperature fino ai 24°C nel sud della Penisola, sono stati spazzati via da una nuova perturbazione, di origine nord atlantica, che ha riportato condizioni meteorologiche dalle caratteristiche nuovamente invernali.
Infatti, nella giornata di ieri, martedì 12 marzo 2019, le regioni meridionali - e dapprima quelle settentrionali - hanno subito un brusco calo termico (di oltre 10°C). Le vette del Gargano e della provincia di Potenza sono state di nuovo imbiancate e si sono registrate forti raffiche di vento (oltre i 100 km/h).
Se da un lato ci stiamo sempre più abituando agli shock termici degli ultimi periodi, le piantagioni stanno affrontando alcune serie problematiche climatiche.
A campagna del tutto avviata, abbiamo chiesto a Carmela Suriano, Ceo del Club Candonga, quale sia la situazione nel metapontino: "E' una fase davvero complicata, non solo per i danni materiali alle strutture, provocati dal forte vento, ma anche per gli shock che lo sbalzo termico causa alle piante e, di conseguenza, ai frutti".
"Queste oscillazioni delle temperature, oltre a creare danni ai fragoleti, mettono sotto pressione diversi agricoltori, sempre più preoccupati per la loro situazione".
"I danni alla produzione riguardano la maturazione della fragola, con un'alternanza tra settimane d'intensa produzione e altre in cui invece la fragola non giunge al giusto stadio di maturazione. Facciamo fatica a essere costanti anche dal punto di vista commerciale, in quanto la produzione non è equilibrata e non viene distribuita con continuità tutte le settimane, come normalmente dovrebbe avvenire".
"Nella scorsa settimana le piante, con quelle temperature sopra la media stagionale, hanno prodotto importanti volumi, che abbiamo tranquillamente gestito".
Pratiche colturali protettive messe in atto dai fragolicoltori nei mesi invernali.
"I produttori, sicuri che la bella stagione fosse finalmente arrivata, hanno deciso di sollevare i teli, eliminando tunnel-serra o altre pratiche colturali protettive, adottate durante i mesi invernali. Ora risulta davvero complicato e dispendioso per questi produttori ricorrere nuovamente a tali soluzioni agrotecniche, trattandosi di perturbazioni passeggere, sebbene preoccupanti".
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