Le scorte di kiwi non sono elevate, attestandosi attorno a 150 - 160mila tonnellate, ma i prezzi sono poco remunerativi, al pari di quando c'è surplus di offerta. Lo conferma un operatore del mercato, che imputa questa situazione anche alla presenza di prodotto greco.
"Ormai dobbiamo considerare la Grecia un concorrente alla pari - spiega il commerciante - e nei mercati europei sono ancora presenti con il loro kiwi. Il prodotto indifferenziato, il kiwi verde di calibro medio, per intenderci, ottiene un prezzo poco soddisfacente. Esce dai nostri magazzini, confezionato, a una media di 1,10 euro. E' una cifra da annata con surplus, non da annata normale o quasi scarsa".
Per i calibri 33-39 (numero frutti per imballo) il prezzo è al di sotto dell'euro. La seconda scelta, i frutti piatti, sono pagati attorno a 65 centesimi. Ma l'80% della produzione oscilla fra 0,90 e 1,20 euro.
Confezione da 33 frutti
"Nei giorni scorsi, la catena tedesca Rewe - aggiunge l'operatore - ha messo in promozione i kiwi calibro 33 a 10 centesimi a frutto. Si è trattato di una promozione, sia chiaro, ma dà l'idea della china che si rischia di prendere. I cestini da 1 chilogrammo sono sempre meno diffusi, perché le famiglie non vogliono correre il rischio di sprecare prodotto".
In Germania, ma non solo lì, trovano sempre più spazio le confezioni monostrato da 3 chilogrammi: poste sul banco vendita, i consumatori acquistano i frutti singolarmente e li pagano o a peso o a pezzo, a seconda dell'insegna distributiva.
"Gli ultimi dati - conclude l'operatore - parlano di stock italiani attorno a 150mila tonnellate, massimo 160mila. E' un numero che, per fine febbraio, in genere metterebbe ottimismo per noi operatori. Eppure il mercato rimane fiacco, senza slancio".