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L'opinione di un operatore che ha visitato molte Hall

Commenti post Berlino: l'Italia potrebbe organizzarsi meglio

Dopo una fiera come Fruit Logistica, non mancano proposte, commenti, critiche e lodi per come il settore ortofrutticolo italiano si presenta al mondo. Alessio Orlandi, direttore di Fri-El Green House (cfr. FreshPlaza del 26/01/2018) ha visitato la fiera berlinese traendone spunti e considerazioni, anche alla luce del suo passato come buyer della Gdo. 

L'immensità di Fruit Logistica, ben visibile dalle mappe dislocate negli ingressi delle Hall

"Fruit Logistica è una vetrina fantastica - esordisce - ma può diventare anche un boomerang se non 'usata' nella maniera giusta. Esserci, come espositori o visitatori è importante; altrettanto importante è presentarsi nella maniera giusta. Ho visitato diversi padiglioni e mi sono fatto un'idea".

La Hall 2.2 vista dall'alto

La realtà italiana si rispecchia anche in fiera: tanta frammentazione o piccole aggregazioni. Dice Orlandi: "Se guardiamo padiglioni come quello olandese, belga, argentino o del Brasile, balza subito agli occhi l'unitarietà di nazione. I vari stand sono uniti da un logo uguale per tutti, quasi sempre a soffitto. E, sotto a questo ombrello collettivo e comune, figurano i vari stand aziendali più o meno grandi dove ognuno esprime la propria identità. Ma quando si entra nel padiglione di queste nazioni, si capisce subito dove ci si trova".

L'ingresso della Fiera

Non così per la realtà italiana, che si frammenta volentieri anche in queste occasioni e sbizzarrisce la propria fantasia con stand a forma di loggiato, o castello, o piccoli loculi o ampie piazze. 

La Hall argentina

"Tornando ai contenuti della fiera - aggiunge Orlandi - abbiamo visitato con profitto i padiglioni delle nuove tecnologie e soluzioni di packaging. I mercati esteri ci chiedono sempre più imballaggi a basso impatto ambientale e noi li stiamo cercando. Allo stesso tempo, occorre attenzione alla differenza fra le parole Riciclato, Riciclabile, Riutilizzabile. Piccole differenze linguistiche, ma molto importanti nei dettagli".

Il padiglione dell'Egitto

"Noi, come produttori di pomodori 365 giorni l'anno - conclude Orlandi - eravamo particolarmente interessati all'innovazione genetica. Devo dire che noto tante, forse troppe, proposte varietali; si rischia di creare confusione, un po' come per le pesche. A noi produttori servono una decina di varietà l'anno, che siano in grado di coprire tutto il calendario. Il consumatore vuole certezze e la Gdo pure. Disporre di proposte, fra tutte le sementiere, per centinaia e centinaia di varietà, rischia di disorientare".