Un anno fa era l'argomento all'ordine del giorno, poi tutto si è sgonfiato. L'introduzione dei sacchetti biodegradabili non ha per nulla influito sugli acquisti degli italiani nel reparto ortofrutta. La conferma viene da una ricerca condotta da Nielsen in collaborazione con Novamont. I risultati sono stati presentati ieri, 17 gennaio 2019, durante un convegno alla fiera Marca a Bologna.
Il tavolo dei relatori. Da sinistra: Francesca Zecca, Nicola Perullo, Rosanna Ungaro e Tiziana Fumagalli
"Abbiamo svolto accurate indagini e interviste - ha spiegato Tiziana Fumagalli - dalle quali è emerso che i consumatori che frequentano la Gdo hanno vissuto l'introduzione dei sacchetti biodegradabili un po' come la tassa di soggiorno: una scocciatura, un piccolo costo in più, ma che comunque non cambia le abitudini. Se si vuole andare in vacanza, ci si va nonostante la tassa; così è per l'acquisto di ortofrutta: l'abitudine di acquisto non ha subito variazioni".
Convegno molto affollato quello di Nielsen - Novamont a Marca 2019
Ma ciò non significa che i sacchetti vadano bene così come sono. "A precisa domanda - ha continuato Fumagalli - i consumatori hanno risposto che vorrebbero un prodotto migliore. Prima di tutto chiedono di irrobustire la plastica e, in seconda battuta di diversificare i formati. Acquistare un sedano non è come comprare due cipolle e questo vale anche per il tipo di sacchetto più adatto".
Al convegno si è parlato del rapporto esistente fra l'acquisto di ortofrutta sfusa o confezionata. Dall'indagine è emerso che chi sceglie il peso variabile lo fa per risparmiare e per avere un ridotto impatto ambientale. Il confezionato invece è scelto per una maggiore praticità e comodità.
In piedi Rosanna Ungaro. Seduta, Tiziana Fumagalli
Rosanna Ungaro di Nielsen ha fornito una panoramica sull'andamento degli acquisti nel corso del 2018. Ogni famiglia italiana ha speso, in media, 315 euro per l'ortofrutta, ripartiti in 60 atti di acquisto.