I prezzi dell'aglio rientrano, come ormai tutti i prodotti ortofrutticoli, nelle dinamiche del mercato globale. E anche per l'aglio italiano non vi sono altre prospettive, nonostante la produzione interna non copra il fabbisogno e sebbene la tradizione italiana per questa coltura sia superiore a qualsiasi altra.
La delegazione in Spagna
Questi i principali ragionamenti che Francesco Delfanti, consigliere di Fruitimprese, fa a margine del comitato internazionale di prodotto tenutosi qualche giorno fa in tema aglio. Nel dettaglio, i delegati del settore di Italia, Spagna e Francia si sono confrontati martedì 15 gennaio 2019 in Spagna, a Las Pedroñeras (provincia di Cuenca) nell'ambito del Gruppo di contatto misto. Per l'Italia hanno partecipato Delfanti, Emanuele Coletti e Giorgio Marini di Unaproa, e Marco Cerreto del Mipaaf.
"Sul fronte dei prezzi, in queste ultime settimane stiamo assistendo a qualche timido segnale di ripresa - commenta Delfanti - il che ci fa essere più ottimisti in vista del prosieguo della campagna 2018/19 e per l'inizio di quella successiva. Però non va nascosto che le ultime due annate sono state negative, mentre erano state precedute dalle due migliori sul fronte commerciale. Il fatto è che, quando vi è più prodotto da nazioni come la Cina, oppure l'Argentina, o comunque a livello globale, i prezzi stentano a mantenersi a un livello accettabile per un Paese come il nostro, dove i costi di produzione sono più alti, e il prodotto ha una qualità elevata anche grazie alla nostra lunga tradizione".
L'Italia produce meno di quanto consumi: per l'80%, l'aglio importato proviene dalla Spagna. Il consumatore italiano è disposto a pagare qualcosa in più per il prodotto nazionale, ma anche su questo fronte serve più informazione per far sì che tutta la filiera sappia valorizzare l'aglio coltivato internamente e che al produttore vada un giusto prezzo.
Impressionanti i dati sulla produzione. Nel 2018 la Spagna ha prodotto 271mila tonnellate, l'Italia 31mila e la Francia 18mila. Per quanto riguarda le previsioni della prossima campagna, i delegati spagnoli sono stati quelli che hanno espresso le maggiori preoccupazioni. "In Spagna - conclude il referente di Fruitimprese - le semine dovrebbero essere inferiori del 10%. In Italia stimiamo invece un leggero incremento, attorno al 5%. Anche in Francia la coltivazione dovrebbe aumentare, seppure non oltre il 2%".