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"Questo procedimento - spiega Giuseppe Fiori, l'agricoltore che lo produce - ha dei pro e dei contro. Il vantaggio sta nel fatto che ne esce un cardo particolare, che si può mangiare crudo, tipo pinzimonio, perché è dolcissimo. La sabbia va infatti ad estrarre le sostanze amare che contraddistinguono i cardi tradizionali. Lo svantaggio è che la permanenza sotto la sabbia, specie in annate umide, provoca gravi perdite. In media siamo attorno al 50% di scarto".

La commercializzazione è partita da qualche settimana e Fiori si dice soddisfatto: al Mercato all'ingrosso di Cesena il prodotto viene venduto nel giro di pochi minuti. Da quest'anno ha anche un accordo con Coop e Conad, per cui il cardo di Cervia, quello con il bollino originale, è anche presente nella Gdo.

Fiori coltiva un'azienda di tre ettari dove produce solo cardo. Le rese sono attorno a 5 tonnellate ad ettaro. La fertirrigazione è obbligatoria, in quanto la sabbia non trattiene umidità. Rispetto a quando suo nonno avviò la coltivazione, nel 1931, l'apporto di nutritivi con la moderna fertirrigazione permette rese per ettaro più soddisfacenti.