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Resoconto della 67ma Assemblea annuale

Fare impresa ortofrutticola in Italia non puo' essere un atto di eroismo individuale: Fruitimprese ne parla con economisti, politica e Gdo

"La ripresa credo che dipenda da noi, ma serve più collaborazione tra pubblico e privato. Occorre fare sistema non solo con le parole, ma anche con i fatti". Così si è espresso ieri, 15 aprile 2016, il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, in occasione della 67ma assemblea annuale degli associati, 400 tra i principali operatori italiani impegnati nell'import-export ortofrutticolo.



Il tema del convegno introduttivo di quest'anno, svoltosi a Roma presso il Grand Hotel Plaza, era: "Quali politiche per un futuro sostenibile della filiera ortofrutticola" e ha visto un confronto tra imprenditori, decisori politici, rappresentanti della Gdo, sindacati e associazioni agricole, nel quadro degli scenari macroeconomici, illustrati in apertura dei lavori dal Prof. Francesco Daveri, Ordinario di Politica economica presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.


Prof. Francesco Daveri

La relazione del docente ha chiarito quali fattori possano, da un lato, sostenere una ripresa del Prodotto Interno Lordo italiano e quali dinamiche nazionali ed estere possano, invece, ostacolarla. Certamente, l'elemento di maggiore criticità è rappresentato dalla stagnazione dei consumi ("dopo novembre 2015 risultano piatti come se, finito l'EXPO, fosse finito tutto", ha commentato l'economista), che rende poco credibili gli obiettivi di crescita economica (+1,2%) fissati dal Governo per l'anno 2016 ("è una semplice questione di algebra, non di previsioni economiche").



D'altra parte, la crisi economica degli ultimi anni non ha colpito tutti i settori (e nemmeno tutte le imprese) allo stesso modo: emerge chiaramente che chi ha investito in strategie aziendali azzeccate, ha fatto la differenza. E gli elementi vincenti sono sempre quelli che ci ripetiamo ogni giorno: internazionalizzazione, esportazione, ricerca e innovazione, certificazioni di qualità e ambientali.



Il Prof. Daveri ha concluso: "Rispetto al passato, la ripresa di oggi dipende più da noi che dagli altri. Nel bene e nel male. I dati congiunturali del 2016 ci dicono che la ripresa non sta andando come sperato. Per ora, proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno".


Un momento della relazione del Prof. Francesco Daveri

Sui dati macro si è innestato il breve ma incisivo intervento del presidente di Confagricoltura Mario Guidi, giunto al suo ultimo anno (non più rinnovabile) di mandato ("per questo posso permettermi di parlare liberamente", ha esordito... e non ha mancato di farlo). Con la consueta chiarezza di vedute, Guidi ha avvertito che la crisi non è un fattore congiunturale, bensì è il nuovo status quo con il quale fare i conti; a maggior ragione servirebbe un ambiente favorevole all'imprenditoria. E invece in Italia, ha sottolineato Guidi, "fare impresa è come cercare di correre con una zavorra di 50 kg sulla schiena. L'Italia non è un sistema; piuttosto è un'accozzaglia di eccellenze portate avanti dal coraggio e dall'eroismo individuale degli imprenditori. Serve cambiare il nostro modello di relazioni e lavorare oggi per progettare un modello sensato per il futuro".


Mario Guidi

E se il futuro dell'impresa ortofrutticola italiana non può prescindere da un modello etico di lavoro, Mario Guidi ha stigmatizzato l'iniziativa della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, nata con le migliori intenzioni e resa subito praticamente inapplicabile da regole astruse e paletti incomprensibili, al punto che il presidente di Confagricoltura, aderente tra i primi, con la propria azienda agricola, alla Rete, ha minacciato di dissociarsene ove non verranno implementati i correttivi richiesti dal mondo delle imprese.

Proprio la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità è rimasta sul banco degli imputati per tutto il convegno: il presidente Fruitimprese Marco Salvi, dopo aver presentato i dati record dell'export ortofrutticolo italiano per l'anno 2015 (4,5 mld di euro, con una crescita del 10,9% sul 2014) e il peso specifico dell'export ortofrutticolo (21,5%, primo settore per esportazioni, superiore anche al vino) nel complesso del commercio estero agroalimentare italiano (che vale in totale 36,8 mld di euro), ha concluso il proprio intervento proprio sulla necessità di apportare migliorie a uno strumento che prevede troppe cause ostative e che non contempla l'adesione da parte delle imprese di confezionamento.


Marco Salvi

Ovviamente, non è solo su questo aspetto che Fruitimprese chiede collaborazione alla politica; c'è molto altro da fare, soprattutto sul fronte della riduzione della pressione fiscale e sulla creazione di condizioni di migliore competitività per le imprese ortofrutticole italiane nei confronti del mercato globale (a cominciare dall'armonizzazione delle norme fitosanitarie), sugli accordi bilaterali con i paesi più interessanti per l'export (tra cui la Cina), etc. Marco Salvi ha rivendicato quanto le imprese italiane hanno fatto fin qui su molti fronti, non ultimi quelli della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale, rammaricandosi però del fatto che la filiera ortofrutticola italiana non sia stata capace di esprimere una sola manifestazione di riferimento per questo settore ("significa che la nostra fiera di riferimento sarà Berlino, e se i Ministri vanno al Vinitaly, non dovrebbero mancare a Fruit Logistica").

A questi appelli da parte del mondo imprenditoriale ortofrutticolo è stato chiamato a rispondere il viceministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero, il quale ha aggiornato l'assemblea sulle varie misure intraprese a sostegno del comparto, a cominciare dall'abolizione dell'IMU, per proseguire con le misure per favorire il ricambio generazionale, l'accesso al credito, l'innovazione e la semplificazione.


Andrea Olivero

Il viceministro si è detto consapevole che vada individuato il giusto punto di equilibrio ("sostenibilità è anche quella burocratica!") tra la necessità di controllo, per mantenere gli elevatissimi standard qualitativi che connotano positivamente le produzioni italiane, senza al contempo vessare le imprese. Queste ultime, anzi, vanno coinvolte nei piani di sviluppo sul versante agroalimentare, nelle cabine di regia, in una corretta sinergia pubblico-privato. Nello specifico della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, Olivero ha assicurato che alcune modifiche saranno implementate a breve.


La tavola rotonda della seconda parte dei lavori. da sinistra: Spieckermann, Mazzini, Mantegazza, moderatore Agostini, Peviani e Giansanti.

Prendendo spunto da tutti i temi emersi nella prima parte dei lavori, una tavola rotonda coordinata dal giornalista Massimo Agostini e composta da Gino Peviani (past president Fruitimprese), Massimiliamo Giansanti (vicepresidente Confagricoltura, in sostituzione di Mario Guidi), Claudio Mazzini (Resp. settore ortofrutta Coop Italia), Ulrich Spieckermann (AD EuroGroup Italia) e Stefano Mantegazza (Segretario generale UILA) si è confrontata aggiungendo approfondimenti, osservazioni e considerazioni.

Se Peviani ha evocato la situazione di un drammatico scollamento tra il presidio del territorio svolto dalle imprese ortofrutticole e una politica che, in mancanza di un reale coordinamento tra privato e pubblico, agisce "di pancia" e sull'allarme del momento, a sua volta Giansanti ha sottolineato che non esiste un "noi-voi" quando la politica parla alla società civile ("il noi appartiene al mondo delle imprese e delle associazioni, alla popolazione italiana, non a quello della politica e se ci sono crisi ricorrenti di mercato, è ora che la politica capisca che esistono degli impedimenti strutturali cui va messa urgentemente mano").



Peviani e Giansanti

Per il fronte della distribuzione al dettaglio, Claudio Mazzini ha parlato dell'iniziativa "Buoni e Giusti di Coop" (leggi l'intervista di FreshPlaza) e ha posto in evidenza gli aspetti ancora troppo casuali che governano il commercio di frutta e verdura ("non possiamo affidare la riuscita di una campagna della frutta estiva, per esempio, al fatto che il clima sia abbastanza caldo da stimolare i consumi. Va pianificata meglio la produzione. Servono strategie commerciali e di filiera"); dal canto suo Ulrich Spieckermann ha auspicato un dialogo costruttivo e "senza filtri" tra distributori e fornitori ("dobbiamo fare fronte a fattori talmente incontrollabili, quali clima estremo, competizione internazionale, chiusure di interi mercati, per cui il contatto diretto con la produzione diventa cruciale").


Spieckermann e Mazzini

Il Segretario generale UILA, Stefano Mantegazza ha infine osservato "con sgomento" che le tempistiche della Legge sul Caporalato, per come emerse dall'intervento di Olivero ("approvazione entro fine anno") si allungano in concreto ad almeno tre anni per la loro effettiva applicabilità: "E' un fatto grave - ha rimarcato - non solo per i lavoratori sfruttati, ma per tutte quelle imprese oneste (e sono la maggioranza!) che lavorano in agricoltura. Come sindacato, quello che ci interessa è eliminare le mele marce dal cesto di quelle sane, anche perché queste ultime danno lavoro a 1 milione di persone!".


Mantegazza

Il convegno si è concluso con le presentazioni da parte degli sponsor Unitec (a cura di Angelo Benedetti) e International Paper (a cura di Claudio Dall'Agata di Bestack e Stefano Corti di International paper).