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I pareri di Danila Bragantini, Domenico Paschetta, Stefano Graziani, Giacomo Suglia

L'ortofrutta cerca una sua fiera internazionale, in Italia

A Verona devono essersi chiesti: quale migliore occasione di Expo 2015 - "Nutrire il Pianeta" per lanciare una nuova iniziativa fieristica anche in un settore strategico come quello ortofrutticolo?

Si potrebbe obiettare che così, ancora una volta, in Italia si disperdono preziose energie... e sinergie. Del resto, sono anni che abbiamo una grande occasione, un grande trampolino, come il Macfrut di Cesena che, nel tempo, ha dato prova di saper richiamare espositori e delegazioni da molti paesi esteri; ma questo non è bastato, visto che a livello europeo si è fatto superare prima dal Fruit Logistica di Berlino e poi anche dal Fruit Attraction di Madrid.

I ripetuti tentativi di stringere alleanze con altri enti fieristici non sono mai andati in porto e anche la data spostata a settembre si è rivelata una scelta non vincente. Come problematiche restano la logistica, le infrastrutture e la ricezione alberghiera.

Interpellata sulla questione, Danila Bragantini, dell'omonima ditta di Verona e vicepresidente di Fruitimprese, dichiara a FreshPlaza: "Già dai primi anni 2000, si pensava a un polo fieristico dell'ortofrutta a Verona e, probabilmente, se avessimo proseguito in quella direzione, avremmo in parte bloccato la crescita esponenziale di Fruit Logistica a Berlino. Lo stesso Scarpellini era venuto a Verona per parlare di una possibile collaborazione che si è chiusa però con un nulla di fatto. Non vedo male, quindi, rilanciare oggi l'idea di una nuova fiera dell'ortofrutta a Verona, ma il suo successo dipenderà da tre fattori chiave: le risorse finanziarie, l'impegno nell'organizzarla e le capacità dei suoi promotori. Per quanto riguarda Expo 2015, la vetrina è senz'altro invitante, ma forse ora è già tardi per sfruttarla al meglio".

Dal canto suo, Domenico Paschetta, Ortofruit Italia e Confcooperative Piemonte, commenta: "Apprezzabile l'intento di una rivisitazione del format italiano che – proprio come la filiera agroalimentare – non può più limitarsi ai canali tradizionali, ma deve coinvolgere tutti quei presidi commerciali in cui l'ortofrutta accenna ancora timidi passaggi, o comunque ruoli secondari; e penso anzitutto alla ristorazione nelle sue diverse declinazioni, così come al tema del divertimento unito al piacere culturale di frutta e ortaggi, riscoperti in modalità di consumo vicine ai nuovi stili di vita, intercettando il volano dell'internazionalizzazione anche su questi nuovi fronti".

"Tuttavia - prosegue Paschetta - un eventuale raddoppio di appuntamenti a livello nazionale rischia di andare a indebolire l'azione di riferimento che una fiera di settore dovrebbe avere in ogni Paese che la ospita, cedendo quasi a una competizione interna in un momento in cui l'aggregazione e la coralità rappresentano l'unica strategia economica da perseguire trasversalmente a tutto il paniere del Made in Italy. Ben venga, dunque, la volontà di crescere ed evolvere, cogliendo il filone di Expo 2015, ma sarebbe altrettanto importante innovare su un progetto esistente o, almeno, unificare le scelte, a patto che siano rappresentative di tutti i territori italiani del comparto ortofrutta."

"Purtroppo - fa sapere Stefano Graziani, direttore marketing della Graziani Packaging di Mercato Saraceno (FC) - una frammentazione delle manifestazioni di settore non fa altro che indebolire il sistema ortofrutticolo italiano. Tanto è vero che proprio gli esempi citati di Fruit logistica e Madrid vanno esattamente nella direzione opposta. E' il tipico male italiano, il campanilismo, la sinergia fatta solo a parole, e non una vera e propria proposta univoca vincente, che promuova tutta la filiera del Made in Italy ortofrutticolo ai mercati di tutto il mondo, che richiedono i nostri prodotti".

"Mentre gli altri agiscono con i fatti - aggiunge Graziani - noi continuiamo a parlare, perdendo così le opportunità che ci sono e si prospettano. E pensare che abbiamo un prodotto che vale oro!".

"In un momento caratterizzato da poche risorse, ma anche da tante idee e voglia di fare - riflette Giacomo Suglia, presidente di Apeo, Associazione pugliese esportatori ortofrutta, e vicepresidente di Fruitimprese - a noi imprese viene chiesto di fare sistema. Forse dovrebbero farlo anche gli Enti fieristici, con l'aiuto del Cso di Ferrara e dei giornalisti. L'Italia ha tante eccellenze, non solo in termini di prodotti ma anche di operatori, e credo che presentandoci insieme ad Expo 2015 potremmo fare bella figura. Le polemiche, infatti, sarebbero a esclusivo vantaggio delle fiere straniere, dove noi imprenditori ortofrutticoli italiani continuiamo ad essere ospiti."

"La location di Verona è certo più comoda in termini di logistica - conclude Suglia - ma d'altra parte Cesena ha 30 anni di esperienza nell'organizzazione di una fiera come Macfrut, mentre il Cso, insieme a Fruitimprese e Ice, ha gestito efficaci attività promozionali del Made in Italy anche a Berlino. Auspico allora di incontrarci tutti attorno a un tavolo, magari con la regia della società di consulenze interessata. Con l'obiettivo di tutte le imprese: ricavare il miglior risultato con il minimo costo."