"Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia, negli anni '70 e '90, sono stati gli areali dove si è avuto un notevole sviluppo di vigneti di cultivar da vino (il serbatoio dal quale hanno attinto le cantine del Nord-Italia) e di carciofeti con il famoso carciofo Violetto di Provenza (a onor del vero, il 70% dei carciofi si produceva nell'agro di Trinitapoli) - commenta a FreshPlaza il perito agrario Leonardo Fornario - Per dare l'idea di cosa sono state queste due colture per l'economia del territorio, i braccianti agricoli la mattina lavoravano alle dipendenze delle aziende, garantendo un sostegno dignitoso alle proprie famiglie; il pomeriggio invece coltivavano i vigneti e i carciofi dei propri campi (pochissimi ettari, fazzoletti di terra)".

Carciofo Violetto di Provenza - Foto: borghiautenticiditalia.it
Il reddito proveniente dai campi ha garantito un utile che è servito a creare il salvadanaio di famiglia utile alle spese dei figli (studi, case e matrimoni). Poi la "crisi" dell'acqua (falde svuotate da un abuso della risorsa idrica), l'avanzamento della salsedine (siamo a pochissimi chilometri dal mare), la massiccia presenza dei roditori e la concorrenza di produttori di carciofi del Nord-Africa hanno ridotto tantissimo il comparto e il reddito che da esso proveniva.
"La frutticoltura è stata l'unica chance che i produttori locali non potevano farsi sfuggire per recuperare reddito e dare un futuro al settore - continua Fornario - Infatti, negli ultimi 20 anni l'agricoltura locale ha cambiato volto, diventando sempre più specializzata. A dire il vero, l'input è arrivato da aziende e coltivatori di San Ferdinando di Puglia, dove non solo ci sono stati i primi impianti di frutticoltura, bensì anche i primi commercianti locali che hanno dato il via alle esportazioni della materia prima, inizialmente verso i mercati del Nord-Italia e poi man mano verso quelli di tutta Europa e della Russia".

(Foto: immagini di repertorio)
Secondo il perito agrario, i risultati sono visibili a occhio nudo: la nascita di numerose infrastrutture, con ampi spiazzali antistanti, tecnologicamente avanzate per la cernita e il confezionamento della frutta, grandi celle frigorifere per far fronte e gestire meglio i periodi di massima produzione, unita a una diminuzione della richiesta da parte del mercato.
Le colture maggiormente sviluppate sono: uva da tavola (cv Italia, Italia2, Victoria, Regina e apirene per le bianche; Palieri, Cardinale e Red Globe per le rosse), pesche (cv. MyCrest, SpringCrest, Sagittaria), nettarine dalla buccia liscia-senza peluria (cv. BigBang, SpringRed), percoche (cv. Andross, Adriatica, Romeo), albicocche (cv. Lylli Cot, Ninfa) e per ultimo in termini di superficie, prugne e ciliegie. Le percoche si producono in abbondanza nell'agro di Canosa di Puglia-Contrada Loconia, un comune limitrofo a quello di S. Ferdinando di Puglia ma situato più internamente.
"In agricoltura, si sa che a essere determinanti sono gli aspetti climatici, la risorsa idrica disponibile e la concorrenza - continua Fornario - Infatti, la campagna 2017 è stata tra le più rovinose a causa sia del meteo (estate afosa e siccitosa) sia dei prezzi della frutta sulla pianta, decisamente bassi".

(Foto: immagini di repertorio)
Quella dei prezzi bassi dell'ultima campagna è una questione che andrebbe approfondita, secondo Fornario. "Se si vuole attribuire la responsabilità all'importazione di merce dall'estero, è una cosa che non regge poiché questa avviene tutti gli anni; se, invece, si vuole dire che non c'è stata richiesta da parte dei consumatori finali, bisognerebbe spiegare come mai nei supermercati del centro-nord Italia sono stati registrati prezzi di vendita molto alti, altissimi rispetto a quelli di acquisto. Da precisare che questo fenomeno non ha colpito solo i produttori, bensì anche gli esportatori locali che si sono visti imporre, anche loro, quotazioni basse da parte degli acquirenti. Ciò che ha retto un po' è stato il mercato estero".
Come sempre, al momento si spera nella nuova e ormai prossima stagione. "Da evidenziare che un inverno poco piovoso e le temperature molto basse (anche sotto lo zero) registrate nel mese di marzo 2018 hanno creato non pochi danni, in particolar modo alle cultivar precoci di pesche e albicocche con i fiori già sbocciati - continua Fornario - Pur essendo un territorio sempre molto attivo sotto l'aspetto agricolo, nonostante tutto però la provincia BAT presenta le sue imperfezioni: i produttori restano piccoli e agiscono singolarmente, in un mercato che è diventato grande e globale".

(Foto: immagini di repertorio)
Per quanto riguarda gli esportatori locali, si salvano grazie all'enorme mole di materia prima che riescono a reperire in loco e a spedire verso i numerosi acquirenti; diversamente anche su di loro si abbatterebbe la forza incontrollata delle Grande distribuzione organizzata e dei mercati. "Non si dimentichi che, quando nei supermercati troviamo la merce in sconto - spiega il perito agrario - taleo sconto è a carico della filiera, ossia fornitore-commerciante-esportatore e lo stesso produttore".
Un'ultima riflessione Fornario la fa sull'importanza di investire nello sviluppo di un vero e indotto completo del settore: in particolare, creando aziende di produzione di succhi, purea e concentrati e di ditte che trasformino i sottoprodotti organici, "ormai non più scarti ma risorse dai molteplici utilizzi".
Contatti:
Leonardo Fornario - perito agrario
Email: leonardo.fornario@libero.it