L'Argentina perde sempre piu' competitivita' sul mercato internazionale
I dati relativi al 2017 sono leggermente cambiati. In quell'anno, infatti, il raccolto di mele è stato di 530mila ton, come stimato. Quello delle pere è stato più alto del previsto, precisamente 530mila ton. Eppure, i volumi di pere e mele sono più bassi del previsto. Il maltempo, tra cui le grandinate e le gelate tardive, hanno ridotto la resa, inoltre, la superficie coltivata è sotto pressione. In estate la grandine ha danneggiato una superficie coltivata stimata a 5mila ettari. Nella primavera del 2016 il gelo ha avuto un impatto su 14mila ettari. Come conseguenza è stato registrato un calo sia a livello di qualità che di volume per le mele e le pere.
Qualità migliore e nuove varietà
Al settore della trasformazione vengono destinati meno volumi. Questo è in particolare il risultato di un export buono e dei prezzi bassi che l'industria ha offerto per mele e pere. Per quanto riguarda le pere, è previsto un volume maggiore per l'industria, visto che il volume di produzione è stato maggiore e che le esportazioni sono meno del previsto. Inoltre, gli operatori locali non hanno una posizione competitiva favorevole sul mercato internazionale, con tutti i problemi che ne derivano
Le due principali sfide del settore sono da una parte il miglioramento della qualità per soddisfare i requisiti dei mercati d'esportazione e dall'altra lo sviluppo di nuove varietà. Quest'ultimo punto vale soprattutto per le mele. Le varietà di mele più coltivata è la Delicious, sia la standard che i cloni, che rappresenta il 60% della superficie coltivata. La Granny Smith viene coltivata sul 15% della superficie totale e la Gala sul 14%. Per quanto riguarda le pere, la maggior parte della superficie è coltivata con le varietà Williams, Packham's Triumph e Beurre d'Anjou, che insieme rappresentano l'81% della superficie totale. Negli ultimi anni alcune varietà sono andate incontro a un ampliamento, come per esempio le Abate Fetel, Red Barttlet, Beurre Bosc e Beurre Giffard.
Riduzione della superficie coltivata
Circa il 90% della coltivazione di mele e pere si concentra nelle province di Rio Negro (80%) e Neuquen (10-15%). La restante zona di produzione si trova principalmente nella Valle di Uco, nella provincia di Mendoza. Nella Upper Valley, a Rio Negro, si trovano 220 centri di imballaggio. Quindici anni fa il numero dei coltivatori arrivava a 9mila, ma nel corso degli anni è diminuito a 2.400 coltivatori.
L'area di produzione per l'anno prossimo è stata regolata verso l'alto dopo che le province hanno esaminato i dati. Il paese coltiva 20mila ettari di mele e 26.500 di pere. Sebbene il numero degli ettari sia stato modificato al rialzo, la superficie coltivata è sotto pressione. Negli ultimi anni la crisi economica ha significativamente ridotto la redditività del settore. Come conseguenza, l'area di produzione è diminuita. Queste tendenze si possono notare anche ad Alto Valle e Valle Medio di Rio Negro e nelle province di Neuquen e San Juan. Nella provincia di Mendoza, i frutteti di mele devono fare spazio ai vigneti.
I piccoli coltivatori a Rio Negro e Neuquen che non riescono più a restare a galla, vendono le loro piantagioni a grandi aziende di coltivazione, centri di imballaggio ed esportatori. Se le condizioni fitosanitarie dei frutteti sono molto brutte, essi vengono acquistati da sviluppatori di progetti. L'intero settore frutticolo si concentra sempre di più intorno a un numero limitato di grandi coltivatori, ma anche le grandi aziende stanno sentendo gli effetti della crisi e questo significa che ci deve essere una riorganizzazione e il numero delle aziende deve diminuire.
Mercato internazionale difficile
Il prossimo anno l'export delle mele aumenterà da 76mila ton a 70mila ton e quello delle mele da 260mila ton a 280mila.
Ciò nonostante, i volumi d'esportazione restano al di sotto della media storica a causa di una posizione concorrenziale sfavorevole sul mercato mondiale.
Per l'anno attuale è previsto un calo nelle esportazioni fino a 76mila ton di mele e 260mila ton di pere, rispetto alle stime ufficiali. La causa di questo è una fornitura più bassa. Inoltre, il paese ha perso la sua posizione concorrenziale, cosa che ha avuto un effetto negativo sulle esportazioni. Anche la difficile situazione economica nei mercati d'esportazione ha giocato un ruolo in questo. L'economia va male soprattutto in Brasile, che oltretutto ha imposto un embargo parziale sull'Argentina a causa di questioni fitosanitarie.
Tra gennaio e agosto di quest'anno, il paese ha esportato il 19% in meno di pere e il 28% in meno di mele rispetto allo stesso periodo del 2016. Soprattutto per le mele, ciò è stato dovuto a un volume più piccolo, ma come è stato già detto anche la posizione competitiva ha fatto la sua parte. L'Argentina esporta verso una sessantina di paesi, tra cui il Brasile nel 2016 è stato di gran lunga il mercato più grande sia per le mele che per le pere, mentre UE e Paraguay per le mele.
L'export di pere si concentra soprattutto su Russia e UE. Il Brasile è stato il mercato di vendita più grande nella seconda metà dell'anno perché il paese non produce pere. A marzo del 2015 il governo brasiliano ha deciso di chiudere i confini alle pomacee argentine dopo che a Villa Regina, nella provincia di Rio Negro, è stata individuata la Cydia pomonella. Dopo le ispezioni delle autorità brasiliane, i confini sono stati riaperti a luglio del 2015, ma il settore argentino ritiene che il protocollo implementato sia troppo rigoroso. Ciò ostacola il flusso d'esportazione, per cui i coltivatori scelgono di limitare l'export. Nel 2016 l'export di mele e pere è diminuito del 9% e 17% rispettivamente rispetto all'anno precedente.
Nessun profitto dall'embargo russo
L'Argentina non è riuscita ad approfittare del boicottaggio russo imposto soprattutto sul prodotto europeo. I fattori determinanti sono stati i tassi di cambio sfavorevoli e la svalutazione del Rublo e neanche la crisi in Russia offre molte prospettive. Nel 2016 l'export di mele in Russia è diminuito del 40%. Per quanto riguarda le pere, l'export è diminuito del 6% rispetto all'anno precedente.
L'export verso l'UE ha lasciato intravedere una piccola crescita del 2% per le mele e del 7% per le pere grazie alla produzione limitata dell'emisfero nord. Il Paraguay impone meno requisiti per l'import delle pomacee e può quindi posizionarsi al terzo posto come destinazione. Nonostante il mercato volatile, gli Stati Uniti costituiscono un mercato d'esportazione stabile per l'Argentina, e questa è una buona destinazione soprattutto per la frutta biologica.
Nei primi mesi di quest'anno la maggior parte dell'export è stato destinato ai mercati d'oltremare. Nel secondo semestre l'export si è orientato soprattutto verso i paesi del mercato comune dell'America meridionale (Mercosur). Tipicamente il Brasile è una buona destinazione che impone requisiti minori rispetto a USA e UE, ma negli ultimi anni i requisiti sono diventati più rigorosi anche in questo paese.
Per le mele e pere biologiche i mercati più importanti sono tradizionalmente Stati Uniti e Regno Unito. Il mercato inglese rimarrà stabile, ma quello americano dovrebbe crescere. Anche l'India ha aperto i confini alle pomacee argentine, ma nel 2016 i volumi d'esportazione erano ancora limitati. Nel 2014 la Cina ha aperto i confini, ma da allora e a causa dei requisiti rigorosi, i volumi esportati in questo mercato sono stati limitati.
Clicca qui per leggere il rapporto dell'USDA.
Testo e traduzione FreshPlaza. Tutti i diritti riservati.