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Potatura kaki una sola volta all'anno, si puo' con buoni risultati

Fare di Noicattaro/Rutigliano la terra dei kaki era il suo obiettivo (cfr. FreshPlaza del 10/12/2015), ed è stato anche deriso per questo. Ma ora tutti si ricredono. Un agronomo pugliese ci racconta la sua esperienza in due impianti diversi, uno dei quali colpito nel 2013 dalla grandine e, oggi, tornato a pieno regime.


Piante del primo impianto di Rojo Brillante piantato nel 2011 con sesto di 3 mt tra le file e 0,80 mt sulla fila, allevato ad Y. Fu distrutto dalla grandine nel 2013, oggi è tornato a pieno regime di produzione.

"Dal 2013 all'inverno scorso ho lavorato sulla potatura per eliminare tutte le ferite create dalla grandine sui rami. Tutti restano meravigliati, ora, della resa e della pezzatura dei kaki di questo impianto".

L'agronomo ha poi creato un un nuovo impianto su una struttura già pre-esistente, con pali zincati alti tre metri e corde in acciaio zincato che reggono perimetralmente e sulla fila. Qualità, pezzatura e resa anche in questo caso.


Nuovo impianto con sesto di 3 mt tra le file e 1 mt sulla fila. Le piante sono allevate ad asse colonnare e a fusetto.

Secondo l'agronomo, rispetto alla tecnica colturale e alla forma di allevamento adottato dagli Spagnoli, sia i nuovi impianti che il vecchio comportano un'enorme riduzione di interventi cesori. "Io con la potatura intervengo una sola volta l'anno, a secco, e d'estate avviene la soppressione dei succhioni sui tagli grossi. La resa media è di circa 10 kg di prodotto a pianta".

L'impianto fitto ha diversi vantaggi:
- riutilizzo di vecchie strutture di vigneti ormai a fine produzione e ridotto capitale per la realizzazione dell'impianto;
- costi contenuti per protezione dell'impianto con reti antigrandine (l'impianto 5x3, vaso catalano, comporta un cospicuo investimento in tal senso);
- ridotto impiego di manodopera nella fase di allevamento;
- ridotto impiego di prodotti antiparassitari, a salvaguardia dell'ambiente e del territorio;
- rotazione dei terreni ormai stanchi;
- continuità di impiego degli operai (dal vigneto all'impianto di kaki);
- continuità di rapporti commerciali;
- lungo periodo di commercializzazione (il frutto si raccoglie da settembre a dicembre e viene conservato in celle frigorifere, poi venduto fino a marzo);
- aumento di reddito diversificando le colture (non solo dai vigneti, ma anche dai kaki);
- valorizzazione dello stesso terreno.